La questione della candidatura alle elezioni regionali in Sardegna (si vota il 16 febbraio) è stata discussa ieri in margine alla direzione nazionale del Pd convocata da Renzi a Firenze. Luca Lotti, responsabile enti locali del partito, ha sentito Francesca Barracciu, la candidata designata dai gazebo che, pochi giorni fa, si è ritirata dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta della magistratura sull’uso fatto da una quarantina di consiglieri regionali sardi dei fondi pubblici riservati ai gruppi (l’accusa è di peculato). Ricevuto l’avviso di garanzia, Barracciu è stata sfiduciata da gran parte del partito. Lotti ha sentito anche, per telefono, il segretario regionale Silvio Lai e i principali dirigenti sardi. Non si è ancora arrivati al nome di un nuovo candidato. La scelta è stata lasciata dai vertici nazionali al Pd sardo, che deciderà in piena autonomia. Le indiscrezioni trapelate ieri indicano una triade di possibili candidati composta dal prorettore dell’università di Cagliari Francesco Pigliaru, dal rettore dell’università di Sassari Attilio Mastino e dal segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi, tutti esterni al partito. Ma nel gioco potrebbero entrare anche il senatore Giampiero Scano e l’ex assessore regionale Carlo Mannoni. La parola definitiva verrà domani pomeriggio dalla segreteria regionale del Pd, convocata a Cagliari.
Anche per il Movimento 5 stelle la situazione resta aperta. E c’è il rischio che i grillini non riescano a presentare una propria lista. M5S è diviso infatti in due opposte fazioni. Da una parte i «tramatzini» (da Tramatza, il piccolo paese dell’Oristanese dove la corrente tiene le sue assemblee) e dall’altra il gruppo dei «meetup». I primi sono grillini di vecchia data, quelli che stanno con Beppe Grillo da prima dell’exploit elettorale che ha portato M5S in parlamento. Sono i duri e puri, che, preoccupati di un possibile assalto opportunistico alla diligenza, hanno preparato una lista di candidati alle regionali blindatissima: soltanto nomi di militanti iscritti a M5S prima dell’approdo alle due camere. I secondi sono invece nuovi iscritti, che rifiutano il diktat dei «tramatzini» in nome di un’apertura a realtà e ad energie nuove. Quando sul tavolo di Grillo sono arrivate sia la lista dei «tramatzini» sia quella dei «meetup», il padre padrone del movimento ha chiesto alle due fazioni di mettere da parte le divisioni e di presentare un elenco di candidature unitarie. Ma le due correnti sono rimaste sulle loro posizioni. Con la conseguenza che Grillo ha deciso di non dare l’imprimatur a nessuna delle due liste. Ieri, per protestare contro la decisione del leader, un gruppo di militanti e di parlamentari ha proclamato uno sciopero della fame, che però non ha smosso Grillo di un millimetro. Le residue speranze di risolvere l’impasse sono affidate ad una riunione delle due componenti che è stata fissata, per iniziativa dei parlamentari sardi di M5S, stamattina a Narbolia, in provincia di Oristano. E’ l’estremo tentativo di trovare una soluzione. Se a Narbolia non sarà trovato un accordo che consenta di presentare una lista unica, i grillini, che alle ultime politiche hanno preso in Sardegna il 20 per cento dei voti, salteranno le elezioni regionali. Il termine ultimo per la presentazione dei simboli è infatti fissato per lunedì 6.