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Niente Dublino per il Cavaliere

Niente Dublino per il CavaliereSilvio Berlusconi

Caso Mediaset Berlusconi, senza passaporto, aveva chiesto di poter andare al congresso del Ppe. No dei magistrati

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 5 marzo 2014

Era già successo: i magistrati di Milano gli avevano negato la possibilità di espatriare. E l’interessato non l’aveva presa bene. Però ha fatto un nuovo tentativo chiedendo questa volta un permesso temporaneo per poter andare a Dublino e partecipare così al congresso del Partito popolare europeo, in programma giovedì e venerdì prossimi nella capitale irlandese, durante il quale si terrà l’elezione del presidente del Ppe e del candidato del partito alla presidenza della Commissione europea.

Niente da fare. I magistrati anche stavolta hanno risposta picche a Silvio Berlusconi, che da mesi è senza passaporto, gli è stato ritirato dopo la sentenza definitiva di condanna a quattro anni per il caso Mediaset. Il Cavaliere aveva appunto già chiesto un permesso temporaneo per poter partecipare a un altro vertice del Ppe, il 19 dicembre a Bruxelles. Niente da fare, la legge non lo consente, era stata anche allora la risposta. Ma ancora una volta il leader di Forza Italia si è appellato, attraverso i suoi avvocati, al principio della libera circolazione nell’area Schengen. I pm milanesi dell’ufficio esecuzione hanno dato parere negativo applicando di nuovo la legge 1185 del 1967, che non consente alcun tipo di eccezione a chi è stato condannato definitivamente. E il parere della Procura, non vincolante, è stato condiviso dalla undicesima sezione penale del Tribunale.

I frozisti sono subito insorti: «È davvero sconcertante – ha commentato l’europarlamentare e portavoce di Forza Italia al parlamento europeo Licia Ronzulli – che al presidente Silvio Berlusconi, uno dei maggiori protagonisti del Partito popolare europeo negli ultimi venti anni e leader dell’opposizione, il Tribunale di Milano abbia negato il permesso. Si vuole impedire al leader di Forza Italia e del centrodestra di poter continuare a fare politica. Evidentemente a qualcuno non è bastato estromettere illegittimamente Berlusconi dal senato».

Anche Daniela Santanchè ha tuonato: una decisione «vergognosa». E secondo Gianfranco Rotondi si tratta addirittura di una «violazione costituzionale del diritto di rappresentanza di milioni di italiani».

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