Nick Mason: il filo che ha legato nel tempo le epoche dei Pink Floyd
Note sparse Ristampe in cd e vinile per l'artista inglese distribuite dalla Warner
Note sparse Ristampe in cd e vinile per l'artista inglese distribuite dalla Warner
Unico componente a essere stato presente in tutti gli album dei Pink Floyd, Nick Mason non è un virtuoso. Egli suona in funzione del brano e la sua ricerca è più che altro timbrica. Si trova anche a sviluppare modalità sonore insolite, come in The Grand Vizier’s Garden Party, la sua parte solista su Ummagumma, dove elabora una mini-suite solenne, suggestiva, dai contorni surreali, oppure in Live At Pompei.
Elemento di mitezza e tendenza al compromesso, è lui a mediare tra le forti personalità dei Floyd post-Barrett. D’altronde nel suo libro Inside Out, dove mostra la sua natura umile ma anche scherzosa, rivela che la responsabilità delle crescenti manie di onnipotenza e controllo di Waters, che porteranno alla rottura del gruppo, è sua tanto quanto del bassista, confessando che la sua acquiescenza nei confronti di Waters è il lato oscuro del suo carattere mite e conciliatorio. Non ha infatti una personalità semplice come si potrebbe credere.
ll cantato di Robert Wyatt ben si sposa alle canzoni firmate da Carla Bley, a metà tra orecchiabilità e avanguardia
MASON FA USCIRE anche dei dischi solisti. Il primo, Nick Mason’s Fictitious Sports (’81), riunisce gli amici del giro di Canterbury e del jazz sperimentale, nel nobile ma fallimentare intento di dar loro un po’ di visibilità grazie al suo nome nello stesso titolo dell’album, oltre che come autore nominale del disco.
Il cantato di Robert Wyatt ben si sposa alle canzoni firmate da Carla Bley, a metà tra orecchiabilità e avanguardia, un po’ sulla scorta degli Slapp Happy, mentre la monolitica ma ritmata chitarra di Chris Spedding può ricordare Robert Fripp. Le canzoni jazz-rock, grazie anche a quest’ultimo, virano sovente verso una punk-wave alla Devo, che i testi non-sense di Wyatt rendono più efficace. Negli anni ’80 Mason si mette in società con Rick Fenn, chitarrista dei 10cc, per prudurre musica per film, televisione, annunci pubblicitari.
Partoriscono insieme anche un album vero e proprio, Profiles (’85), quasi interamente strumentale. In esso sviluppano trame ambient-elettroniche ispirate da Michael Oldfield e forse da Phil Manzanera. Nonostante le sonorità anni ’80. è sicuramente il più pinfloydiano dei lavori di Mason.
White Of The Eye (’87), sempre con Rick Fenn, è la colonna sonora di un thriller britannico; un disco anch’esso strumentale, venato di country e blues, privo di alcun interesse se non per certi passaggi di ambient estatico. I tre album succitati sono stati ristampati in cd e vinile dalla Warner.
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