Fa irruzione come sempre ha fatto nel corso dei festival Nico Cirasola, entra ed esce come una folata di vento. Così lo ricorda il figlio Luca. Il festival del Cinema Europeo di Lecce (11-18 novembre) nel programma ricco di novità, anteprime e omaggi, gli ha dedicato una personale a pochi mesi dalla sua scomparsa e tutti quelli che lo hanno conosciuto aggiungono episodi, incontri e sorprendenti racconti. Lo fanno i suoi familiari che sono stati sempre nell’occhio del ciclone delle sue iniziative, il produttore Alessandro Contessa che ha sostenuto equilibrismi per contenerlo («persona intelligente e dolcissima» lo ha definito», lo ricordiamo noi come esponente inarrivabile del cinema militante e indipendente, con le inedite riprese di un sud sconosciuto negli anni Sessanta, con la scoperta che si poteva creare anche una superproduzione dal nulla (altro che Superotto montato in casa), lo ricorda Alberto La Monica direttore del «Cinema Europeo» a cui indicò che c’era anche la possibilità di accedere a finanziamenti ministeriali per creare un festival.

BISOGNAVA avere uno spirito appassionato, una francescana follia per il cinema come la sua: nasce così Odore di pioggia a esplorare terre e miti fino ad allora sconosciuti, Albania Blues, Bell’Epokèr lo sberleffo a una ottusa classe cittadina, la complicità di Arbore e Banfi in Focaccia Blues sulla specialità di Altamura che mandò fallito il McDonald locale, il Valentino arrivato a Pechino. Lo ricorda anche Nichi Vendola che in Puglia è stato riferimento concreto per i cineasti e per una regione intera, quando pensò al cinema con l’ottica della politica economica: infatti il suo obiettivo è stato riportare in attività il Petruzzelli, ricreare un circuito di cinema alternativo, soprattutto dare vita al Cineporto e, missione compiuta, attirare le produzioni sul territorio. «Nico Cirasola, dice Vendola, era un personaggio magico, mi propose di fare un cameo in Focaccia Blues, un esercente di cinema d’essai».

INFATTI la cancellazione delle piccole sale a causa dell’invasione delle superproduzioni si muoveva in parallelo alla satira al McDonald. Nel suo racconto rivediamo tutta la personalità di Nico: «Incontrare uno così radicalmente provinciale e allo stesso tempo cosmopolita, capace di lanciare lo sguardo oltre gli oceani. Le radici ti mantengono fermo, non ti consentono il movimento: lui aveva le radici, lo capivi dall’accento, dalle abitudini, ma era anche così cosmopolita per il suo senso dell’avventura. Parecchi personaggi si presentano come fossero dei dell’Olimpo, lui si presentava con umiltà, con rara empatia, difficile non innamorarsi di una persona come quella»