Newco e “cartellinati”: all’Ilva a 3 mesi dal decreto ci sono solo ritardi
Taranto Incontro governo-sindacati. I nuovi vertici cercano di tranquillizzare sul reperimento delle risorse. Ma Renzi aveva promesso il via alla newco a gennaio, mentre partirà in estate. I lavoratori degli appalti che timbrano il cartellino ancora non pagati
Taranto Incontro governo-sindacati. I nuovi vertici cercano di tranquillizzare sul reperimento delle risorse. Ma Renzi aveva promesso il via alla newco a gennaio, mentre partirà in estate. I lavoratori degli appalti che timbrano il cartellino ancora non pagati
Il decreto sull’Ilva di Taranto è stato approvato definitivamente il 3 marzo. A tre settimane di distanza niente è successo: la situazione nell’acciaieria è sempre la stessa con una quasi paralisi produttiva che va avanti da mesi, così la bonifica, allo stesso modo fermi i tanti interventi promessi per il risanamento della città.
Con i sindacati sul piede di guerra, ieri pomeriggio il ministro dello Sviluppo Federica Guidi assieme ai nuovi vertici dell’azienda appena – ma solo formalmente – nazionalizzata, hanno incontrato Fim, Fiom e Uilm. Un incontro di due ore che non ha fugato i dubbi e ha confermato i ritardi del governo rispetto ai tanti annunci fatti da Matteo Renzi nella conferenza stampa di presentazione del decreto, l’ormai lontano 27 dicembre scorso, quando il presidente del consiglio parlò di «amministrazione straordinaria per un massimo di 36 mesi» che «ragionevolmente partirà a gennaio».
Il ritardo più grosso riguarda la costituzione della nuova società che doveva rilevare la disastrata Ilva dei Riva. La newco a capitale pubblico non arriverà prima dell’estate, molto in ritardo rispetto ai tempi promessi. Nel frattempo il problema principale è quello di reperire risorse per assicuratre la continuità della produzione e i primi investimenti.
L’annuncio più importante fatto dal governo riguarda il cosiddetto fondo di tournaround previsto dal decreto sulle banche popolari. Il Fondo entrerà nel capitale della Newco che dovrà risanare l’Ilva e il tutto sarà definito con un apposito decreto del presidente del consiglio dei ministri. Durante l’incontro il neo commissario Laghi ha comunicato che nei prossimi giorni entreranno nella casse dell’Ilva le risorse del contenzioso Fintecna (156 milioni).
Mentre si attende per il 7 aprile la decisione del Gip per il dissequestro e trasferimento del miliardo e duecento milioni dei Riva. I commissari, guidati dal neo direttore generale Massimo Rosini, ex Indesit e vicinissimo ad Andrea Guerra (il manager chiamato da Renzi come consulente in materia industriale) hanno informato le parti sociali che si è riaperto il dialogo con le banche e con Cassa depositi prestiti per nuove linee di credito e per i 400 milioni garantiti dallo Stato. Tutte cose che Renzi aveva date per fatte a dicembre.
«Oltre ai ritardi e alla gestione della transizione, il punto di criticità – spiega Rosario Rappa della Fiom – riguarda i lavoratori degli appalti. Il decreto ha sbloccato i pagaementi delle imprese, ma i soldi non arrivano ai loro lavoratori. Per questo abbiamo chiesto al sottosegretario Teresa Bellanova che sta seguendo il problema di costituire il bacino dei cosidetti “cartellinati”, i lavoratori degli appalti che timbrano entrando in Ilva, per far sì che l’impresa li prenda in carico e li faccia pagare al più presto».
Per Marco Bentivogli della Fim Cisl «la situazione è al collasso e il perdurare di carenza di risorse e interventi rischia di rendere molto più problematica e costosa la risoluzione delle criticità».
«Il momento è delicato – aggiunge Rocco Palombella della Uilm – perché domani si fermerà l’Acciaieria 1 insieme al contemporaneo fermo dell’Afo5 con i contratti di solidarietà applicati che entro giugno arriveranno al numero di 3.178. Non era mai successo nella storia dell’Ilva».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento