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New town, da evacuare il «miracolo» berlusconiano

New town, da evacuare il «miracolo» berlusconianoL'Aquila, balconi pericolanti nelle Case delle new town

L'Aquila Il sindaco Cialente ordina lo sgombero di 124 alloggi «non sicuri» a causa dei balconi pericolanti già posti sotto sequestro

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 10 novembre 2015

Se ai disagi si aggiungono disagi, dovuti a malaffare, scorrettezze e raggiri sulle quali indaga la Procura, parliamo di new town, quelle del «miracolo» berlusconiano. Tutto è cominciato il 2 settembre 2014 fa con un balcone crollato, su quello sottostante, «per difetti di costruzione e utilizzo di materiale scadente». A seguire, la scorsa estate, qualche finestra che si è staccata, insieme al lucernario, atterrando nei giardinetti sottostanti. La storia è continuata negli ultimi giorni: un altro balcone pericolante, con cedimento strutturale, è stato scovato, a L’Aquila, negli alloggi del progetto Case – complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili – , realizzati dopo il terremoto del 6 aprile 2009 per ospitare 15 mila cittadini rimasti senza un tetto.

Un disastro si stanno rivelando quelle new town, sparse per il territorio, che vennero fatte passare, dall’allora premier Silvio Berlusconi e dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso, come capolavori di innovazione e sicurezza. Dopo la magistratura si è mosso il Comune. E ieri il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha firmato un’ordinanza con la quale dispone lo sgombero di 124 alloggi distribuiti nei quartieri Case di Cese di Preturo, Arischia e del nucleo industriale di Sassa. «Il provvedimento – spiega il documento – si è reso necessario per motivi di pubblica incolumità legati alla tenuta dei balconi». Il trasloco forzato, per tante famiglie che in quelle abitazione si sono insediate da dopo il disastro, cominceranno tra un mese.

«Non ho avuto scelta – spiega Cialente – di fronte a un problema palese di sicurezza. Mi spiace che in tanti saranno obbligati ad una diversa sistemazione. Ne sono rammaricato. È vero che quei balconi sono sotto sequestro da un pezzo, ma immaginiamo che potrebbe accadere se si verificasse un incidente perché, ad esempio, anche accidentalmente, è stato ignorato il divieto di uscire fuori, sui balconi… Dall’esterno, guardandoli – evidenzia il primo cittadino – i pericoli non si notano, non sono evidenti. Ma dopo le verifiche effettuate, da tecnici differenti, le conclusioni sono le stesse: quelle strutture non sono affidabili». Sono state rilevati, attraverso specifici rilievi, infiltrazioni di umidità e, in qualche caso, il legno è già marcio.

«Valutato – si legge ancora nel testo del Comune – che non è possibile, attraverso il semplice controllo a vista, prevenire efficacemente il rischio di crollo, ma è necessario effettuare interventi invasivi, non compatibili con la permanenza degli abitanti negli alloggi interessati, e che, nelle more degli interventi suddetti, sussistano condizioni pregiudizievoli per l’incolumità delle persone, si ordina lo sgombero degli edifici in cui sono presenti le più alte percentuali di balconi che presentano situazioni di rischio».

La balconata che ha ceduto più di recente è tra le 800 sequestrate in 494 appartamenti, per ordine del giudice per le indagini preliminari del tribunale de L’Aquila, dopo il primo tracollo: gli accertamenti, disposti dalla procura, sono stati svolti dalla Forestale. Un’inchiesta che ha portato 37 indagati con le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato (da ben 18 milioni di euro), frode nelle pubbliche forniture, falso in atto pubblico. Nei guai ingegneri, dirigenti del Comune d L’Aquila e imprenditori.

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