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Nevrosi machiste a ritmo di reggae

Nevrosi machiste a ritmo di reggaeShabba Ranks

Jam ob-session I divi internazionali la buttano sul comico. E il povero speaker della radio è costretto a improvvisarsi psicologo

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 febbraio 2014

La musica nei Caraibi è sempre stata la colonna sonora di esibizioni di virilità sovrumane e maratone sessuali non stop. In Giamaica, durante gli anni del ]roots reggae, quello di Bob Marley, Peter Tosh e via cantando, questa tendenza è stata progressivamente abbandonata, per puntare invece sull’impegno sociale. Con il raggamuffin e l’attuale dancehall, l’ossessione machista è tornata a martellare, dalla mattina alla notte, via radio o nei club, dai sound system lungo le strade o a bordo di bus e taxi.

Artisti di calibro internazionale come Beenie Man e Shabba Ranks mantengono un distacco autoironico e sarcastico nei confronti della materia, che è vista solo come forma di intrattenimento sociale. Nel suo successo del 1993, Twice my age, Shabba prende in giro con una satira feroce il Sugar Daddy, la figura tipica maschile dell’uomo d’affari di mezz’età, che usa il suo potere economico per mantenere una schiera di giovani amanti che hanno la metà dei suoi anni. In realtà è lui che viene usato dalle sue partner, che lo sfruttano per farsi pagare conti e bollette. Il passaggio più mirato è quello che dice: «Fino a che la portata della tua tasca saprà soddisfare le sue esigenze, lei dirà sempre che il suo uomo è pieno di energia nei lombi». Satira finissima, che mette in ridicolo le ambizioni machiste del business man. Beenie Man in Dude del 2004, recita: «Se vuoi una ripassatina, chiamami, se vuoi che ti aggiusto per bene il punto G, telefonami. Odo fanciulle che piangono invocandomi, oh, Beenie…» L’artista la butta sul comico, accompagna le sue liriche con sberleffi e mosse da marionetta, provocando risate a crepapelle in platea.

Oggi non è più così, la dancehall è diventata una cosa maledettamente seria, sia nelle liriche omofobe, così come quelle a sfondo sessuale, che dipingono l’artista come una sorta di superman al quale tutti i maschi debbano ispirarsi, quasi l’atto sessuale fosse diventato un dovere che bisogna compiere in pieno, e non più un piacere, magari associato con la riproduzione. E molti uomini ci cascano, cercando di adeguare la loro esistenza ai ritmi imposti dall’ambiente circostante, andando incontro a conflitti emotivi e crisi di autostima. Le radio locali, Irie Fm, Fame, ospitano le confessioni anonime e le richieste disperate di aiuto da parte dei disperati fallocentrici, che interrogano ansiosi i conduttori sulla bontà delle loro prestazioni, e se le caratteristiche dei loro apparati rientrino, o no, nei canoni della misura minima richiesta… Le voci ricorrenti narrano che la media del maschio giamaicano sia intorno ai 9 inches, oltre 22 cm. Rumors o realtà? Fatto sta che di dubbi debbano essercene parecchi, calcolando il successo di questo «telefono amico», con i poveri speaker costretti a improvvisarsi psicologi.

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