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Netflix prova la rivoluzione del palinsesto

Netflix prova la rivoluzione del palinsesto

Media A ottobre arriva anche in Italia il colosso web americano e intanto mutano le strategie dei broadcaster con servizi che combinano, rete, telefonia e contenuti

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 9 giugno 2015

La notizia ufficiale è arrivata solo nel fine settimana ma era già nell’aria sin dallo scorso aprile. Netflix, il colosso dell’entertaniment tv on line sbarca anche in Italia a partire da ottobre. Un servizio disponibile con un abbonamento mensile a prezzo molto contenuto, 7,99 euro, che darà possibilità agli utenti di accedere al servizio da qualsiasi schermo connesso a internet; tv, smartphone, tablet, computer ma anche console per videogiochi e forse tv box e decoder.

Un passo in avanti in quella che viene definita la «rivoluzione televisiva» con abbonati non più schiavi del palinsesto ma creatori di una programmazione «fai da te», che in America ha già convinto 40 milioni di abbonati e in altri paesi europei è ormai una realtà consolidata. Netflix – partita in versione sperimentale otto anni fa – in realtà esiste già dal 1997, quando l’azienda californiana decide di investire nel campo del noleggio dei dvd. Il mutamento di direzione avviene ovviamente con la crescita tumultuosa della rete e il crollo delle vendite dei supporti in dvd. Ma il modello di business rimane sostanzialmente lo stesso: un abbonamento che garantisce la possibilità di accedere a un enorme catalogo, senza limitazioni di nessun tipo.

Tante le produzioni Netflix messe a punto nel corso delle ultime stagioni come Narcos, che racconta la storia del traffico di droga del cartello di Pablo Descobar, la miniserie The Defenders e anche i primi lungometraggi prodotti da Netflix Beasts of No Nation, Hidden Dragon The Green Legend. Programmi che verranno proposti sia in versione sottitolata che doppiata. Un mutamento di abitudini per il pubblico italiano abituato al doppiaggio. Almeno agli inizi mancheranno però le serie cult come House of Cards e Orange is the new Black, che hanno un contratto in esclusiva rispettivamente con Sky e Mediaset Premium.

Certo la vera rivoluzione di Netflix e delle piattaforme tv on line, comprese Amazon, è il fatto di non basarsi sulle scelte dagli ascolti o dagli inserzionisti, anzi Netflix non ha pubblicità, bensì sulla qualità del prodotto. E in quella che è stata ribattezzata la nuova «golden age» televisiva è un mutamento sostanziale; ci si sgancia dalle abitudini, dai format omologati, a favore di progetti pensati come un mosaico di realtà diverse, che non teme di muoversi nel mondo della storia, della politica, della società.

L’arrivo del colosso web determinerà grossi cambiamenti sul mercato italiano dell’industria audovisiva, ma soprattutto inciderà sulla strategia dei broadcaster con servizi che combinano rete, telefonia mobile e contenuti. E in prima linea c’è Telecom – che da tempo sta sperimentando i contenuti Sky su fibra. Resta l’incognita della velocità di connessione per internet – in Italia una delle più lente, ma la promessa di un nuovo piano del governo per l’ultrabroad e l’impegno degli operatori, devono avere convinto Netflix ad accelerare lo sbarco anche da noi. I mutamenti in atto sul mercato tv e web, intanto determinano movimenti in borsa: Mediaset è al terzo calo consecutivo tornando a mostrare i valori di fine marzo proprio nella settimana in cui presenterà la nuova offerta commerciale di Premium per il 2015-2016. Perché l’arrivo di Netflix e gli abbonamenti a prezzi «stracciati», rischiano di generare un effetto deflazione sui prezzi delle pay-tv.

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