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Nessuno tocca Caino

Nessuno tocca Caino

Il colonnino infame Da noi dopo la coraggiosa, solitaria arringa di Ignazio La Russa...

Pubblicato circa un anno faEdizione del 15 luglio 2023

Quando Caino accoppò Abele, i tribunali non esistevano e a far giustizia ci pensava DIO in prima persona che in quel caso, infatti, Caino stava già per fulminarlo, quando a intervenire fu il suo papà, Adamo: «Signore, ieri sera dopo il fattaccio ho personalmente interrogato Caino e posso assicurare che nei suoi confronti non c’è nulla di penalmente rilevante».
Messa così, il Signore Iddio, visto che Adamo aveva svolto indagini preliminari più che scrupolose, non solo risparmiò Caino ma gli permise di impalmare una delle sorelle e di campare da assassino impunito e incestuoso fino a 196 anni. Ok, direte voi, Adamo, Abele, Caino… storielle, ma la realtà è altra. E allora sentite qua: nell’autunno del 1945 a Norimberga iniziava il processo con alla sbarra 24 gerarchi nazisti; all’appello mancavano però una cinquantina di pezzi grossi del Terzo Reich, da Eichmann, a Mengele, a Priebke: perché? Ebbene, oggi è possibile ricostruire con esattezza due fatti incontestabili, primo: i 24 gerarchi finiti alla sbarra non furono mai, ripeto mai, interrogati dai loro genitori; secondo: i 50 e passa gerarchi nazisti che la fecero franca furono invece tutti severamente torchiati dai loro papà, tanto che ci scappò anche qualche scapaccione. Conclusione: i loro figli non avevano commesso nulla di penalmente rilevante e ai giudici militari di Norimberga non restò che lasciarli andare.

Terzo Reich, Norimberga, Mengele… acqua passata direte voi; ok allora sentite qua: poche settimane fa il capo di Wagner, Evgeni Prighozin, si rivolta contro Putin e marcia su Mosca, poi capisce di averla fatta grossa e si blocca. Ma ormai bollato come traditore per lui ci si aspetta una pena coi fiocchi… invece nessuno gli torce un capello! Perché? A tirare fuori dai guai l’esuberante Evgeni è il vecchio padre Dimitri che, sia pur ultracentenario e alcolizzato perso, non esita a fare al figlio il terzo grado per poi riportare a Putin: «l’ho interrogato personalmente e posso assicurare che mio figlio non ha commesso nulla di penalmente rilevante». Insomma, che a decidere se il fatto costituisca o meno reato siano i genitori degli indiziati, è ormai giurisprudenza avanzata di mezzo mondo.

E da noi? Da noi dopo la coraggiosa, solitaria arringa di Ignazio La Russa, ci aspettiamo che a scendere in campo siano ora i papà della Santanchè e di Del Mastro. In quanto poi alla mamma della stessa Meloni, a scendere in campo dovrebbe essere il nonno di Giorgia, Romoletto.

Daje Romolè che la legge è ugguale pe’ tutti!

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