Nello sguardo immaginifico che buca il buio e reincanta il mondo
NARRATIVA «Perché il vento era nero», l’ultimo romanzo di Savina Dolores Massa per Il Maestrale
NARRATIVA «Perché il vento era nero», l’ultimo romanzo di Savina Dolores Massa per Il Maestrale
Savina Dolores Massa è al suo ottavo romanzo. Il primo, Undici, fu pubblicato nel 2008 ed entrò nella rosa del Premio Calvino. Tutti sono targati Il Maestrale, la piccola casa editrice di Nuoro che ha in catalogo tanti tesori, di scrittori sardi (Salvatore Mannuzzu, Giulio Angioni, Alberto Capitta, Giorgio Todde, Maria Giacobbe, Marcello Fois, Milena Agus, Salvatore Niffoi tra gli altri) ma anche di autori non isolani: Patrick Chamoiseau, Heman Zed, Matayoshi Eiki, Hibert Hadad, Luca Ciarabelli, Giulio Neri. Il nuovo romanzo di Savina Dolores Massa s’intitola Perché il vento era nero (pp. 292, euro 20). Non sappiamo quanti sarebbero stati gli editori che, avendolo sotto mano, lo avrebbero pubblicato. Crediamo quasi nessuno. È infatti un testo, Perché il vento era nero, totalmente estraneo alle regole ferree che guidano oggi gli editor nella scelta dei titoli da dare alle stampe.
NON C’È GENERE, non c’è commistione di generi, non c’è rapidità e linearità compositiva, non c’è standardizzazione (abbassamento agli schemi espressivi della comunicazione) della lingua, non ci sono furbi ammiccamenti a temi di attualità, politica e di costume. Prima di tutto, allora, onore al Maestrale che ha avuto il coraggio di compiere una scelta contro corrente. E poi lode a un’autrice che meriterebbe molta più attenzione di quella che il mondo piccolo piccolo della narrativa italiana le riserva (quasi tutti i romanzi della scrittrice sarda sono stati recensiti nelle pagine culturali del manifesto, ndr).
È un romanzo onirico quello che ci regala Savina Dolores Massa. Niente di ciò che detto è vero, ma proprio per questo ogni cosa raccontata è vera. L’immaginazione è sovrana e viene messa al servizio di uno sguardo sulla realtà privo di qualsiasi connotazione consolatoria, fermo nella sua lucida capacità di analisi anche quando prende la via dell’ironia e a volte del sarcasmo, con un narratore, in aggiunta, che arriva a discutere delle scelte narrative con i suoi immaginari lettori e spesso con essi polemizza. La storia è quella di un gruppo di bambini senza famiglia che cercano di fuggire da un orfanotrofio gestito dalle suore nelle campagne di Aristànis (città immaginaria in cui si riconosce Oristano).
IL TENTATIVO avrà un esito infausto. Solo un ragazzino e una ragazzina, Tommaso e Lisabè, riusciranno a farcela, ma i loro destini resteranno divisi per anni, sino al compimento della maturità. Quando si riallacceranno, accadrà ancora nell’orfanotrofio in cui domina, dispotica e tragica, Suor Dolores degli Angeli. E sarà per una nuova fuga, un viaggio allucinato negli antichi sotterranei che corrono sotto Aristànis, nelle viscere di un «mondo di sopra» che dal buio dei cunicoli, dal vento nero che li batte, viene illuminato nella sua inemendabile assenza di senso. Lo sguardo cieco è quello più capace di verità. Perdere la vista significa poter cogliere la trama del reale in tutta la sua crudezza. Nel buio della cecità lo sguardo diventa allucinazione, immaginazione pura. E solo l’immaginazione può se non riscattare il mondo almeno renderlo un po’ meno doloroso.
* Mercoledì 3 luglio, a Orani (Parco della cultura, ore 21) Savina Dolores Massa presenterà il suo romanzo. Poi venerdì 5 luglio sarà a Tempio Pausania (Libreria Ubik, ore 18.30). E ad Alghero il 15 luglio (Villa Mosca, ore 21).
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