Gary Lineker, leggendario attaccante inglese, raccontava negli anni ‘80 che il calcio è quel gioco dove corrono in 22 e alla fine vince la Germania. Stavolta però i tedeschi, che nel calcio sono in crisi con il licenziamento improvviso del ct della nazionale Hansi Flick, hanno scritto un pezzo di storia della pallacanestro mondiale. Hanno vinto la Coppa del mondo. Non hanno perso una partita.
Il basket non è esattamente la specialità della casa, la tradizione non è di primo livello in Germania anche se è vero che lo scorso anno hanno centrato il bronzo ai Mondiali, formando un blocco-squadra con un gruppo di atleti che è cresciuto insieme nel tempo, senza spazio per i naturalizzati.

HANNO BATTUTO gli americani che si sono presentati a Manila con diversi protagonisti della Nba. Certo, mancavano i migliori, non era presente nessuno dei primi dieci giocatori al mondo, non c’erano Lebron James o Steph Curry, Kevin Durant o Devin Booker, solo per citarne alcuni, ma la quantità di talento presente tra gli statunitensi avrebbe dovuto portare l’oro a prescindere. E invece hanno perso e forse saranno costretti a presentarsi ai Giochi olimpici di Parigi del prossimo anno con l’argenteria migliore proprio a causa della batosta con i tedeschi, dove sono stati superati in una partita leggendaria, con un’esibizione di qualità offensiva sconosciuta a questi livelli, elevando il concetto di squadra a un’arte, tra giovani stelle europee destinate a farsi strada anche nella Nba come il 22enne Franz Wagner (gioca a Orlando assieme al fratello Moritz e a Paolo Banchero) e come Dennis Schroder, ossia il miglior giocatore dei Mondiali, che a 30 anni, dopo un periodo in chiaroscuro nel basket americano, si è preso la scena, come avvenuto ad altre leggende europee del calibro di Tony Parker e Paul Gasol.

La redazione consiglia:
Quando il basket rifletteva un mondo in cambiamentoIn America è considerato un girovago di talento, un acrobata nelle vicinanze del canestro. L’estro forse arriva dallo skateboard, la sua grande passione: la pallacanestro si è presentata alla sua porta solo a 11 anni. Schroder è un concentrato di talento in eterno conflitto (o forse no) tra alti e bassi, clamorosi canestri e infinite pause: in definitiva, uno che nella Nba può starci, riprendendo il linguaggio degli americani anche strappando contratti ricchi come l’ultimo ai Toronto Raptors, ma mai con i galloni da superstar. Ora è una star, eccome, in Germania: nel massimo campionato tedesco, tra l’altro, è azionista di maggioranza di un club, il Braunschweig, la squadra della sua città da 250 mila abitanti, a circa 200 km da Amburgo, da padre tedesco e mamma nigeriana.

SCHRODER prende il testimone da Dirk Nowitzki, il più grande tedesco di sempre, campione Nba 2011 con i Dallas Mavericks, una leggenda vivente che non è riuscito dove ce l’ha fatta invece Schroder, cioè portare la Germania a vincere: lui invece, l’immenso Dirk con piedi da ballerino, l’aveva portata alla medaglia d’argento agli Europei 2005. Nowitzki ha avuto il merito di mettere il basket tedesco sulla mappa mondiale. Ora nella Nba ci sono diversi suoi connazionali: i fratelli Wagner, il centro Thais e ovviamente Schroder. Ai Mondiali solo Australia (nove) e Canada (sette) oltre a Team Usa ha potuto esibire più atleti Nba.
Diciotto anni dopo l’exploit di Nowitzki agli Europei, è stato Schroder a strabiliare i tedeschi: fino alla finale, tutte le partite della Coppa del Mondo sono state trasmesse solo in streaming. Non ci credeva nessuno, sostanzialmente. Come spesso accade nelle grandi e inattese imprese sportive.