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Nelle notti del Fengaros Festival un’onda colorata di suoni

Nelle notti del Fengaros Festival un’onda colorata di suoniLa cantante greca marina Satti – foto di Valerio Corzani

Musica Quarantacinque band, tre palchi e un ventaglio di stili alla sorprendente kermesse cipriota. Tra i live set il progetto Eurotoire e quello della cantante greca Marina Satti

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 5 agosto 2022
Valerio CorzaniKATO DRYS (CIPRO)

Kato Drys è un villaggio del distretto di Larnaca, a Cipro. Un paesello piazzato a quasi seicento metri sul livello del mare, sul lato sud-est del massiccio del Troodos. Un terreno collinare solcato da valli strette e profonde, attraverso le quali scorre il fiume Agios Minas e un posto che si può raggiungere solo risalendo strade tortuose, da est e da ovest, incastonate in un paesaggio che lo fa assomigliare alla nostra Lucania o al Nevada. Questa piccola comunità abitata da duecento residenti, viene invasa ogni estate da un’onda colorata e pacifica di migliaia di giovani ciprioti (e non solo), i quali la abitano per tre giorni grazie alle occasioni concertistiche preparate dagli organizzatori del Fengaros Festival: quarantacinque band, tre palchi (quello più grande è in un campo, gli altri due in piccoli spiazzi incastonati tra le case), un ventaglio di stili davvero ecumenico che permette innanzitutto di fare il punto sulla fertile scena della musica cipriota, su quella greca e su qualche perla nascosta del panorama continentale. In quanto isola incastonata nel Mediterraneo orientale e crocevia di tre continenti, la scena musicale di Cipro è votata a creare una fusione unica di tipologie sonore e strumentali ed ha trovato negli ultimi anni una serie davvero incoraggiante di proposte e commistioni.

IL FESTIVAL organizzato dai patron di un’etichetta discografica di Nicosia, la Louvana Records, rappresenta in questo senso non solo una memorabile occasione ludica, ma anche il termometro della salute delle varie scene insulari. Una sorta di richiamo, come quello certificato fin dall’insegna dal gruppo a cappella dei Kalesma («Richiamo» appunto): folk cipriota e greco, liturgia vocale di matrice laica evocata da composizioni originali. Altre declinazioni interessanti della musicalità insulare sono arrivate dalla proposta di Demetris Mesimeris (una raccolta di poesie sonorizzate con rebetiko e altro folk urbano), Freedom Candlemaker (alias di Lefteris Moumtzis che inscena una sorta di pop enigmatico e sognante), Anemourio (col suo rap-core molto aggressivo), ΣaiΣ (che combina il rock con la potente natura poetica e specificità del dialetto cipriota), Vlamis & The Suns (un nuovo progetto che compendia e riarrangia il fenomenale repertorio folk rock del leader Yiorgos Vlamis).

Il festival appresenta in questo senso non solo una memorabile occasione ludica, ma anche il termometro della salute delle varie scene insulari.

QUANTO AI SET che coinvolgevano musicisti extrainsulari, vogliamo innanzitutto segnalare il progetto Eurotoire che grazie ad una open call europea ha richiamato a Cipro nel periodo del lockdown diciotto musicisti da dieci paesi diversi e ha permesso loro di incidere un doppio album per Louvana Records e poi esibirsi al Fengaros con un repertorio fatto di folktronica, trip-hop, dream pop e chill-out. A sbaragliare il Field Stage è arrivata poi la greca Marina Satti. Canzoni della Grecia, dei Balcani e del Mediterraneo orientale trasfigurate ai giorni nostri. Zampogne e melodie trap; tamburi a cornice e campionatori; cori polifonici e vocoder; coreografie reggaeton e movenze di matrice folk: un’avventura sfaccettata e vivace, perfettamente calibrata. Un vero shock poetico, certificato anche dal suo primo album solista: Yenna. Nota di merito infine anche per un combo inglese (l’unico di un palinsesto per nulla anglocentrico). Il potente paniere psichedelico degli Electrify Litany ha funzionato da perfetto imbuto introduttivo alla notte elettronica e ai secret concerts preparati ogni sera in piccoli anfratti bucolici per i tiratardi del festival.
Gli amari limoni di Cipro: un bel libro di Lawrence Durrell uscito nel 1957 ha un titolo che spiega, con la lo creatività esplicativa dei poeti, le particolarità e le problematiche dell’isola di Cipro. Un lembo di terra appoggiato sul mare, tra la penisola anatolica e il Libano, che da molti decenni la Grecia spartisce a nord con la Turchia, pagando lo scotto di tensioni e ferite apparentemente irrisolvibili. Il Fengaros, che in cipriota vuol dire «luna», ha illuminato per tre giorni le notti di Kato Drys, come se reclamasse questa complessità e la svelasse agli astanti senza nessun tipo di ossessione agonistica.

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