Il corpo ormai appesantito di Jeanne Moreau appare sullo schermo a sei minuti esatti dall’inizio. Lo spettatore vede prima le sue mani occupate a spalmare una tartina, poi la testa girata di tre quarti. Finalmente la macchina stringe sulla faccia coperta per metà da una veletta e il suo sorriso illumina con la sequenza tutto il film. Dice piccole cose, parla degli ospiti, rassicura il marito sul salotto in cui si gela. Lui le appoggia delicatamente sulle spalle una mantellina bordata di pelliccia. Moreau ha già passato i settant’anni e nel Manoscritto del principe (2000), lungometraggio d’esordio di Roberto Andò,...