Quando la sperimentazione assume la formula vacua del «che si dice in giro» è giusto tornare sulla vecchia strada e smettere di provocare il destino. Dopo una sbirciata alle arti marziali e il proposito di annodarmi le ossa con Hot Yoga ho scelto un normale berlinese «Fitness Studio» di medio-alto livello per donne con la sauna incorporata, il divano all’ingresso e l’acqua gratis. Ho scelto un luogo scevro da fardelli emotivi. Per quanto possibile. Dopo un giorno di prova sono evaporata, mi hanno ricontattata per chiedermi cosa avessi deciso con il tono finto cordiale delle campagne di marketing. Non so devo pensarci, non sei tu sono io. Trascorsa l’estate ho deciso. All’ingresso ci sono frasi motivazionali tratte persino da Shakespeare, un noto frequentatore di corsi di aerobica. Melanie della reception si stupisce del mio buon livello di tedesco «a differenza della mia ragazza italiana che parla solo inglese»; si crea un momento solidale e tacito. Giorno per giorno provo tutti i corsi, ce ne sono moltissimi, anche la domenica, con i pesi e senza, a corpo libero o con coreografie elaborate. Tra gli attrezzi della sala mi colpisce uno strumento in particolare: un tapis roulant a scale, cioè tu non smetti mai di salire finché il macchinario è in azione. È meraviglioso, a metà strada tra Jacques Tati e Hieronymus Bosch. L’effetto che ne deriva è una piacevole ipnosi interrotta solo da una tizia assonnata che si trascina un cubo di stoffa ripieno di non si sa cosa per misteriosi motivi. La osservo per carpirne la motivazione ma sono interrotta da una voce che mi chiede se ho bisogno delle corde.

Quali corde? Queste. Su un barra sono appese delle corde con fasce a strappo per vari esercizi di tiraggio e sospensione del corpo; se le uso male rischio l’impiccagione? In quel caso la mia famiglia avrà un risarcimento? Lo chiedo alla tipa che mi guarda con un velo di preoccupazione negli occhi, un effetto, tuttavia, passeggero ed eccola già legata su sé stessa come un arrosto succulento. Anche in questa palestra ognuno sta per i fatti suoi, chi si conosce già si scambia brevi comunicazioni e aggiornamenti; come durante gli anni della scuola materna non pare affatto facile e scontato farsi degli amici, neanche se accomunati da maldestri passi di zumba. Sdraiate in sauna è ancor più disdicevole architettare conversazioni, d’altronde chi ne avrebbe la forza con tutto quel caldo? Allora restiamo così, in silenzio, mi concentro per non pensare a nulla, ma è una vistosa contraddizione in termini. Che figata: ci sono gli asciugacapelli attaccati agli specchi, una bilancia per vedere quanto fai schifo e a nessuno interessano le tue opinioni, infatti non sei obbligato a rivelarle.