ExtraTerrestre

Nella rete c’è la pesca illegale

Dossier Pubblicato il nuovo «Atlante» che fa luce sulle violazioni della pesca a strascico nelle aree protette del Mediterraneo. Una denuncia in vista della Commissione per la pesca di Tirana (dal 7 novembre)

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 3 novembre 2022

Per il Mediterraneo, affaticato dall’intenso traffico di navi di ogni taglia che circolano sulle sue acque, inquinato da plastica, carburanti e rifiuti di ogni tipo, disturbato da ogni sorta di rumore, depredato delle sue ricchezze e del suo stesso sostentamento, c’è finalmente una buona notizia. La Med Sea Alliance, un movimento creato nel 2020, a cui fanno capo Ong e organizzazioni della società civile di gran parte dei paesi che lo circondano, ha realizzato un nuovo Atlante che, per la prima volta, mappa il Mare Nostrum e mostra le violazioni della pesca a strascico nelle aree in cui questa è vietata.

UNO DEI PRINCIPALI fattori di stress è proprio la pesca che usa metodi invasivi come lo strascico e che, negli anni, ha trasformato il Mediterraneo nel bacino con il più alto tasso di sovrasfruttamento al mondo, considerato che il 75% degli stock valutati è oggetto di pesca eccessiva. Se consideriamo che oltre il 50% di squali e razze sono minacciati di estinzione e tredici specie si sono ormai estinte localmente, soprattutto nel Mediterraneo occidentale e nell’Adriatico, che negli ultimi decenni il 41% dei predatori marini sono andati persi e che, secondo una recente previsione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (IPCC), più di 30 specie endemiche rischiano di estinguersi entro la fine del secolo, si può affermare con certezza che le diverse tipologie di misure istituite per proteggerlo, come le aree marine protette, le zone di tutela biologica, i siti Natura 2000, evidentemente non funzionano come dovrebbero.

L’ATLANTE, LANCIATO IN VISTA della sessione annuale della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) che si svolgerà a Tirana dal 7 al 11 novembre prossimi, mostra oltre 350 aree permanentemente chiuse alla pesca a strascico, mappate da MedReAct e, utilizzando dati, algoritmi e modelli sviluppati da Global Fishing Watch, valuta eventuali violazioni.

«LA PESCA ILLEGALE NELLE AREE PROTETTE mina le misure di gestione nazionale e regionale degli stock ittici, minaccia i mezzi di sostentamento dei pescatori che seguono le regole e danneggia gli sforzi di conservazione dell’ambiente marino», ha dichiarato Aniol Esteban, membro dello Steering Committee della Med Sea Alliance. Nel periodo gennaio 2020 – dicembre 2021, l’Atlante ha documentato su dati di Global Fishing Watch la presunta attività di pesca a strascico in 35 aree protette del Mediterraneo da parte di 305 pescherecci, per un totale di 9.518 giorni di pesca.

PER VIOLAZIONI PRESUNTE SI INTENDONO quelle che Global Fishing Watch ha rilevato tramite dati raccolti con il sistema di identificazione automatica AIS, utilizzato per la sicurezza in mare, incrociati con il Registro della Flotta dell’Ue e con altre serie di dati pertinenti, per dedurre il comportamento dei pescherecci potenzialmente dediti alla pesca a strascico all’interno delle zone vietate. L’AIS è obbligatorio per tutte le imbarcazioni battenti bandiera di uno Stato europeo di lunghezza superiore a 15 metri, ma non tutti i pescherecci lo utilizzano costantemente e inoltre nel Mediterraneo meridionale non è richiesto da gran parte degli Stati. Per questo motivo la maggior parte delle presunte infrazioni è stata riscontrata da parte delle flotte Ue e i dati rilevati rappresentano solo la punta dell’iceberg e sono con molta probabilità sottostimati.

«L’ANALISI PRESENTATA NELL’ATLANTE sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante», ha dichiarato Tony Long, Ceo di Global Fishing Watch. Anche se non è possibile tracciare le imbarcazioni che deliberatamente spengono il loro AIS quando entrano in una zona chiusa, o che magari non lo usano mai, l’Atlante e l’indagine a esso associata mettono in luce che il problema esiste ed è serio. Inoltre l’Atlante illustra, sulla base di una ricerca condotta da MedReAct su dati riportati dai media di Italia, Francia, Spagna, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e di autorità nazionali, circa 170 casi di infrazioni confermate tra gennaio 2018 e dicembre 2020 e relative a Italia, Turchia, Francia, Algeria e Marocco.

IN QUESTO NUMERO COMPLESSIVO di violazioni rientrano quelle che riguardano l’Italia, unico Paese in Europa in cui l‘autorità di controllo ha fornito dati disaggregati, che tra gennaio 2018 e giugno 2021 ha registrato 85 infrazioni sanzionate, di cui 80 nelle zone di restrizione alla pesca istituite dalla CGPM e 5 nelle Aree Marine Protette. A seguito di queste evidenze, i membri della Med Sea Alliance chiedono ai governi del Mediterraneo di proteggere efficacemente le aree chiuse dalla pesca a strascico attraverso una maggiore trasparenza nella comunicazione di dati e la piena applicazione delle norme esistenti Chiedono inoltre di mettere in atto un sistema di monitoraggio efficace tracciando tutti i pescherecci con il sistema Vessel Monitoring System (VMS) e di imporre l’obbligo dell’AIS a tutte le barche di lunghezza superiore a 15 metri, anche alle flotte extracomunitarie.

IN CONCOMITANZA CON LA PUBBLICAZIONE dell’Atlas, MedReAct ha pubblicato un approfondimento sulle isole Tremiti, Zona di Tutela Biologica (Ztb), corredato da un video firmato dal regista Francesco Cabras dove sono state raccolte le testimonianze di piccoli pescatori ed esperti marini, che confermano ciò che i dati dell’Atlante mostrano, ovvero che i pescherecci entrano indisturbati a strascicare nelle aree protette, mettendo a rischio sia l’ambiente marino sia l’economia di luoghi che da sempre fanno della piccola pesca il loro principale sostentamento.

«LA NOSTRA INDAGINE SULLA ZTB delle Isole Tremiti rivela come quest’area sia protetta solo su carta anche per l’assenza di controlli, come denunciato dai piccoli pescatori che subiscono le incursioni illegali della pesca a strascico», ha dichiarato Domitilla Senni, responsabile di MedReAct. «Chiediamo al nuovo governo italiano di garantire che i divieti di pesca a strascico siano pienamente applicati per sostenere il recupero degli stock ittici e la tutela degli habitat sensibili».

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