«Nella «Passione» di Bach il tempo della nostra spiritualità»
Musica Antonio Pappano racconta il suo nuovo passaggio nel repertorio sacro del musicista. In scena a Roma
Musica Antonio Pappano racconta il suo nuovo passaggio nel repertorio sacro del musicista. In scena a Roma
La centralità dell’elemento spirituale è una preoccupazione costante nei programmi che Antonio Pappano ha messo a punto a Roma, sin dalla prima sua stagione come direttore musicale a Santa Cecilia: Britten, Bruckner, Honegger, Beethoven, e in senso più ampio Mahler e Henze e naturalmente J.S. Bach. Affrontare i capolavori sacri bachiani con una grande orchestra e un coro celebre e antichissimo offre, oltre alle riflessioni sul trascendente,un banco di prova fondamentale per la quadratura e la qualità di una compagine contemporanea. Specie dopo decenni in cui importanti ensemble hanno fissato i canoni, peraltro in costante evoluzione, dell’interpretazione del repertorio barocco con prassi esecutiva storicamente informata, la nuova attenzione delle orchestre classiche verso il repertorio di Bach presenta problematiche nuove. Dopo la Passione secondo Matteo, il Magnificat e la Messa in Si Minore, Pappano si misura (fino a oggi al Parco della Musica), con una distribuzione di eccellente livello, un altro monumento del repertorio sacro di Bach, la Passione secondo Giovanni.
Di carattere più asciutto questa «Passione» presenta forse una minore immediatezza teatrale.
Non sono d’accordo; è un pezzo più cupo, dai tratti più aspri rispetto alla Passione secondo Matteo ma non meno teatrale, anzi. La struttura, che include così tanti corali, è frammentaria ma nei passaggi corali, specie nella seconda parte, ha una forza impressionante; soprattutto gli interventi del popolo, che minaccia, insulta e chiede la morte di Cristo, sono pervasi da una violenza di grande risalto drammatico.
La connotazione spirituale comporta differenze nel lavoro di studio e di prova?
Sono rimasto colpito dal rispetto che tutti i musicisti riservano alla lettera della partitura. Non che con altri compositori ci sia meno attenzione ma con Bach tutti noi, solisti, coristi e orchestrali ci sentiamo davanti a Dio e non solo a una pagina musicale altissima. La musica è impegnativa, in particolare per il coro, ma i musicisti sono così bravi che l’ascolto di questa Passione secondo Giovanni sarà una gioia per il pubblico.
Quale elemento la caratterizza?
La figura di Cristo è in pieno risalto, in particolare nei passaggi con Pilato, fonte di intensa commozione. Per chi è di formazione cattolica sono immagini che si intrecciano a un vissuto personale, che esaltano il coinvolgimento.
Sono esecuzioni che offrono un valore extramusicale?
I dischi di musica liturgica e barocca non hanno subito cali di vendita, è un dato che fa riflettere. La Passione bachiana è una combinazione di questi due elementi. Io credo che le persone sentano la necessità di riscoprire in tempo della meditazione e dell’ascolto quasi assente nella società contemporanea, che mette il prefisso «Fast» davanti a qualsiasi cosa.
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