Ogni regista ha una sua idea di spazio, inteso come porzione di realtà che decide di far abitare dai suoi personaggi/interpreti. Ma questo orizzonte di mondo è condizionato da una cornice con cui il cineasta sceglie di ritagliare l’azione che costruisce sul set, producendo sempre e inevitabilmente un fuori campo. Ciò che resta escluso dal nostro sguardo spesso è ancora più forte di ciò che vediamo sullo schermo e, in ogni caso, instaura un rapporto dialettico con il cadrage. Che tipo di drammaturgia dello spazio instaura Martone nei suoi film? A quale categoria appartiene: a quella degli autori che risolvono...