Cultura

Nella casa «perduta» di Vespasiano

Nella casa «perduta» di VespasianoL’ex Planetario (Aula Ottagona Terme di Diocleziano)

PATRIMONIO L’ex Planetario, oggi chiuso, riservebbe molte sorprese (se solo si scavasse). È proprio quella l’area del «templum gentis Flaviae», sepolcro e sede di culto della famiglia di Domiziano

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 9 novembre 2024

Si avvicina a grandi passi il Giubileo del 2025 e Roma annaspa tra mille problemi: cantieri aperti ovunque, ma soprattutto il grande «buco nero» di piazza Venezia, uno dei non-luoghi della Capitale, spazi proibiti non vivibili, come il Colosseo, Fontana di Trevi ed ora il Pantheon. Il programma degli interventi in preparazione dell’evento prevede anche la riqualificazione urbana di piazza dei Cinquecento e delle aree adiacenti. Mentre proprio in questo contesto è stato chiuso il Museo dell’Arte Salvata (ex Planetario) – che fa parte del complesso delle Terme di Diocleziano, una delle quattro sedi del Museo nazionale romano – è stata persa una grande occasione.

ROMA, INFATTI, è piena di sorprese e non molti sanno che Domiziano, terzo imperatore della gens Flavia, era nato nella casa del padre, Vespasiano, il 24 ottobre del 51 d.C. Arrivato al potere, fece costruire su di essa un edificio destinato a essere allo stesso tempo sepolcro e sede di culto della sua famiglia, il templum gentis Flaviae (Svetonio, vita di Domiziano 1,1), che sarà in seguito modello di altre costruzioni del genere, come il sepolcro di Romolo, figlio di Massenzio, sulla via Appia (in realtà realizzato per il padre) e quello anonimo lungo la via Prenestina (forse destinato a Massimiano Erculeo). Come questi edifici, in effetti, la parte superiore del templum gentis Flaviae comportava una cupola, come risulta dalle descrizioni dei poeti contemporanei, ed era quindi esemplato sul modello del Pantheon, la cui natura di santuario del culto imperiale è indubbia.
La localizzazione dell’edificio è stata riconosciuta con sicurezza da studi recenti in base alle fonti antiche e soprattutto a scoperte archeologiche. La casa di Vespasiano (e quindi anche il tempio) si trovava sul Quirinale, in una località denominata ad malum Punicum (al «melograno»), probabilmente da situare all’estremità nord-orientale del colle, dove scavi recenti hanno riconosciuto la sua presenza nell’area successivamente occupata dall’angolo occidentale delle Terme di Diocleziano, in particolare al di sotto dell’ex Planetario.

QUI SONO APPARSE notevoli strutture superstiti di un edificio più antico, a sua volta preceduto da una domus databile in età giulio-claudia: è stato così possibile ricostruire un complesso monumentale (lungo 125 metri), esteso fino alla chiesa di san Bernardo, che comprendeva una grande area scoperta, porticata su tre lati, al centro della quale si trovava un podio quadrato di 47 metri di lato, probabile sostegno di un edificio a pianta centrale. Quest’ultimo si trovava al centro del piazzale antistante il cosiddetto Planetario.
L’insieme verrà in seguito eliminato dalle Terme di Diocleziano, anche se qualche indizio fa pensare che la costruzione centrale, che viene a cadere in un cortile delle terme, sia stata risparmiata.

LA PROPOSTA che in questo complesso monumentale si debba riconoscere il templum gentis Flaviae è confermata da una serie di scoperte: nel 1901, al momento della realizzazione di piazza della Repubblica, in corrispondenza del settore nord del grande emiciclo (che riprende la forma dell’esedra delle terme), vennero recuperati numerosi frammenti di rilievi di età domizianea, nei quali si potevano riconoscere soggetti relativi alla celebrazione della gens Flavia, in origine appartenenti alla decorazione del tempio, fra i quali appare anche un ritratto di Vespasiano (i cosiddetti Rilievi Hartwig, presentati nel 1994 a Roma in una mostra dal titolo Dono Hartwig).
Inoltre, a un centinaio di metri di distanza venne recuperato un gigantesco ritratto marmoreo di Tito, certamente postumo, appartenente a una statua di circa 9 metri di altezza (ora al Museo archeologico di Napoli), che poteva provenire solo dal tempio.

Si può quindi ricostruire il complesso come una grandiosa area porticata, cui si accedeva da nord, al centro della quale sorgeva la struttura principale (che comprendeva in basso il sepolcro) di cui si conserva il nucleo in calcestruzzo, certamente in origine rivestito di marmi, e in alto una rotonda a cupola modellata sul Pantheon, sede del culto dinastico. Quest’ultima viene a trovarsi più o meno al centro del largo antistante all’ex Planetario, a pochi centimetri al di sotto del piano di calpestio, e quindi si può facilmente scavare: si tratta di un’operazione di costo limitato, ma certamente di grandissimo rilievo storico e artistico, che permetterebbe il recupero di un monumento fondamentale per la conoscenza dell’architettura romana, oltre ai resti sottostanti della casa privata di Vespasiano.

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