Visioni

Nella battaglia freestyle del Bronx vince Tish Hyman

Nella battaglia freestyle del Bronx vince Tish Hyman

Musica È la grande promessa dell’hip hop americano e il 2016 sarà con ogni probabilità il suo anno con un album in arrivo

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 28 gennaio 2016

La sua storia non viene dai talent show, il suo successo non passa neanche per il web ma arriva direttamente dalla strada. Fino a qualche mese fa Tish Hyman era una perfetta sconosciuta. Una delle tante neroamericane cresciute nel Bronx fino alla maggiore età. Non aveva mai un dollaro in tasca, a scuola si faceva espellere un giorno sì, l’altro pure, ha raccontato che si nutriva in posti con mai più di 4 stelle su Yelp, dormiva sui divani di amici di turno, vendeva mutui immobiliari in una piccola agenzia e, a ogni colpo, incassava 70 pound.
A un certo punto la storia è cambiata molto.

Una notte si ritrovò a una «battle» di strada del fratello, una di quelle in cui le bande rivali si sfidano a colpi di rime. Si mise a rappare e le si aprì un mondo: tutti incantati incantati dal suo freestyle. Un cambio di rotta improvviso, a guidarla l’hip hop. Iniziò a provarci, all’inizio fu molto difficile. Bruttina, grassottella, quando i discografici la vedevano la snobbavano subito. Un giorno uno la guardò e con fare sprezzante le disse: «Sei nera ma non sei giovane e neanche troppo magra, le radio e le tv non ti passeranno mai».
Però non si è arresa, gli amici le dicevano che la sua voce – dal timbro incredibilmente simile a quello di Lauryn Hill – l’avrebbe portata lontano. Disperata, delusa, pensò di mollare, poi riprese.

Su e giù per le battle del Bronx, poi qualche piccolo club. Un giorno, al primo concerto di un certo livello ci finì un altro discografico, quello che poi l’ha raccolta dalle strade del Bronx. Dopo la prima canzone ha preso il telefono e ha invitato Erykah Badu, che era non molto distante dal club. Lei è andata e alla fine dell’esibizione si è catapultata nel camerino di Tish di corsa, le ha strappato l’iphone dalle mani e ha girato un video per la mamma: «hey signora, tua figlia è incredibile!». Era l’inizio del 2014, e pensare che fino ad allora Tish Hyman era una sbandata, che per trent’anni si era vestita nei thrift shop, aveva fumato crack e lavorato poco.

Nei primi mesi del 2015 ha tirato fuori il primo singolo, Subway Art, ed è successo di tutto. Alicia Keys ha condiviso il video ai suoi 22,5 milioni di followers su twitter; Lauryn Hill pare si sia messa a lavorare a un nuovo disco dopo aver sentito che si ispirava così tanto a lei; Jill Scott ha voluto che aprisse i concerti del suo tour americano; Kanye West è saltato in piedi sulla scrivania, ha gridato al miracolo e ha capito a chi andrà il prossimo grammy.

E in questo nuovo anno, quando arriverà il suo esordio discografico, che per il momento ha il titolo di Dedicate To, continuerà a seminare zizzania nel mondo discografico. È morta e rinata, Tish, neanche troppo dimagrita alla faccia delle dive belle e irresistibili di oggi. Lunare, creativa, dinamica, esplosiva sul palco; affettuosa, familiare, tenera, ottimista nella vita di oggi, canta e compone le sue canzoni, che raccontano storie di ingiustizie, il sessismo dell’industria discografica, le disgrazie. E, soprattutto, la grande ascesa di una delle prossime icone della black music.

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