Nel segno di Tropitalia, musica leggera anzi leggerissima
Note sparse Dagli anni trenta al duemila, undici riletture dense di passione e ritmo per Mario Venuti. Samba, frevo, bossa: un tocco brasiliano per classici pop del Belpaese
Note sparse Dagli anni trenta al duemila, undici riletture dense di passione e ritmo per Mario Venuti. Samba, frevo, bossa: un tocco brasiliano per classici pop del Belpaese
Per spiegare che non è il solito album di cover, basterebbe gettare uno sguardo alla copertina. Mario Venuti con un cappello coloratissimo, un tributo a Carmen Miranda e al movimento tropicalista. Splendida idea – e altrettanto splendida realizzazione dell’artista Monica Silva e il Creative Director Valerio Fausti, per Tropitalia (Microclima-Puntoacapo/Artist First), undici canzoni scelte con prepotenti salti temporali e il piacere di riaffrontarle su ritmi brasiliani. «L’idea di partenza – spiega l’ex Denovo – era di non affrontare il cosiddetto repertorio cantautorale, ma scavare all’interno di brani che sono rimasti nell’immaginario collettivo della dignità autoriale. Prendiamo il caso di Maledetta primavera (trasformata dall’ex Denovo in un sofisticato valzer con echi di frevo duettato con Patrizia Laquidara, ndr): quando è uscita non era certamente una canzone d’autore ma è rimasta nel tempo».
MUSICA LEGGERA, anzi leggerissima in versione «tropicalista» con l’aiuto di Tony Canto, arrangiatore e produttore, e due percussionisti del calibro di Mauro Refosco (David Byrne, Rhcp nel curriculum) e Marcelo Costa da Rio. «La musica brasiliana ha delle caratteristiche proprio stilistiche che applicate alla musica italiana creano un incrocio sempre interessante».
Ma che freddo fa diventa così un frenetico samba, ben lontano dall’originale: «Con Tony durante il lockdown ci mandavano whatsapp dei link di YouTube e poi procedevamo per tentativi. Per le canzoni degli anni sessanta è molto facile, più difficile con i settanta e gli ottanta». C’è anche un pezzo recente, benché risalga al 2001, Perdono con cui Tiziano Ferro si rivelò al grande pubblico: «È il gusto provocatorio di destrutturare e mostrare un’altra faccia della stessa canzone». Imperativo: stravolgere ma con gusto «L’ho fatto con Vivere di Bixio Cherubini a cui ho dato una veste bossa bossa».
(RI)AFFRONTARE il passato per non confrontarsi con il presente omologato del pop contemporaneo? «Io non giudico , dico solo che forse alla mia età non voglio (né posso) stare al passo. Ci si stanca di inseguire le mode e preferisco conservare le energie per fare quello che mi piace. E magari l’ascolto di vecchi dischi, come la rilettura di libri a distanza di tempo, procura un piacere diverso anche perché tu sei completamente cambiato. Per quanto riguarda le nuove produzioni ci sono cose belle e interessanti, ma sarebbe anche patetico sei mi mettessi a inseguire quei suoni».
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