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Nel regno oscuro dei «packagers»

Nel regno oscuro dei «packagers»Dhonielle Clayton

Express Dhonielle Clayton e il mondo dei produttori di romanzi: lei, con l'agenzia Cake Literary, è fra le più stimate del mondo editoriale americano

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 14 dicembre 2023

Non sempre si devono prendere per oro colato le note biografiche degli scrittori come ci vengono proposte dalle case editrici. Prendiamo, per esempio, la statunitense Dhonielle Clayton, presentata così sul sito di Mondadori Ragazzi: «Nata e cresciuta nei sobborghi di Washington D.C., ha trascorso gran parte della sua infanzia nascosta sotto il tavolo da pranzo della nonna, con l’unica compagnia di una pila di libri.

Insegnante di inglese in un’accademia di danza classica, bibliotecaria, avida viaggiatrice, dopo aver vissuto in diversi paesi, ora vive ad Harlem, dove scrive fino a tarda notte nascosta nelle biblioteche. Con Sona Charaipotra ha fondato l’agenzia Cake Literary».
Tutto sbagliato? Non proprio. Certo, è improbabile che Clayton, il cui nome compare insieme a quello di Charapoitra su due titoli pubblicati da Mondadori e serializzati da Netflix (Tiny Pretty Things e Shiny Broken Pieces), abbia passato anni della sua vita accucciata sotto un tavolo. Ma soprattutto è improbabile che oggi, ormai quarantenne, trascorra le sue notti nascosta nelle biblioteche di Harlem a scrivere i suoi libri. Più che come una romanziera, infatti, la giornalista Alexandra Alter – che le dedica un lungo articolo sul New York Times – descrive Dhonielle Clayton come una fra i packagers più stimati del mondo editoriale americano.

Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, pensando all’uso che si fa in Italia della parola «packaging», i packagers editoriali non si occupano dell’imballaggio dei volumi. O forse sì, ma non in senso letterale: «Elementi importanti dell’industria del libro ormai da decenni – scrive Alexandra Alter – i packagers affidano i loro spunti agli scrittori» che poi li rielaboreranno trasformandoli in romanzi, ma «si tengono i diritti d’autore e in questo modo possono costruire cataloghi nutriti e redditizi di proprietà intellettuale».
Si tratta insomma di «produttori di romanzi», come ne esistono da diversi anni anche su questo lato dell’Atlantico (in Italia, per esempio, fa questo lavoro il ramo editoriale di Atlantyca Entertainment, che «si occupa di scouting e sviluppo di progetti editoriali originali, venduti agli editori italiani e di tutto il mondo… con l’appoggio di una scuderia di autori affermati»).

Quanto a Dhonielle Clayton, ha cominciato con Cake Literary a produrre testi per ragazzi e adolescenti, un segmento dove i libri «dati in appalto» sono più frequenti, ma di recente ha ampliato il suo raggio d’azione, fondando una nuova società, Electric Postcard, che punta a raggiungere un pubblico adulto con narrativa di genere, e per questo chiamando al suo fianco Zoraida Córdova, Tiffany D. Jackson, Gretchen McNeil, e Natalie C. Parker, autrici navigate nell’horror, nel giallo, nel romance, nel fantasy. L’obiettivo, comunque, è «creare una filiera narrativa dove i protagonisti hanno provenienze etniche diverse, sono esponenti delle comunità Lgbtq, vivono con disabilità o rappresentano contesti religiosi e culturali differenti… convincendo gli editori che queste storie possono avere un successo commerciale». E per restare fedele al suo programma, Clayton «lavora esclusivamente con scrittori provenienti da comunità emarginate e mira a dare ai suoi autori una parte equa della retribuzione e gli strumenti per avviare una carriera propria».

Difficile, però, valutare i risultati: se sono già 11 i titoli venduti da Electric Postcard, la stessa packager ammette che nelle case editrici l’entusiasmo per i libri «diversi» è calato e che le capita spesso di sentirsi dire che il mercato per queste opere è marginale. «Di fronte a queste frasi ho una tolleranza zero», ribatte Clayton, ma difficilmente basterà.

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