Cultura

L’amore non è una marcia trionfale

L’amore non è una marcia trionfaleUn frame dal film «Io e Annie», 1977

Narrativa Un percorso di lettura attraverso i romanzi «Intrepretazioni dell'amore» di Jane Campbell (Atlantide) e «L'amore è una cosa semplice» di François Bégaudeau (Salani)

Pubblicato 5 giorni faEdizione del 23 ottobre 2024

Una tentazione da cui è sempre bene tenersi lontani, quando si parla «d’amore», è quella di cedere all’idealizzazione del rapporto amoroso per come è stato raccontato da certa cultura d’intrattenimento. Soprattutto nell’ultimo secolo l’ingiunzione consumistica, pretendendo che vivessimo tutti la stessa vita, ha cercato di convincere generazioni intere che l’amore avesse in fondo delle «forme», e su quelle forme ha impostato la sua scarna narrazione.

Non ci sarebbe nemmeno bisogno di menzionarli, questi logori stilemi: per esempio, la ragazza timida che non sa di essere bella (interpretata invece da un’attrice bellissima) incontra il ragazzo allo stesso tempo affidabile e sensibile (talvolta un mascalzone redento), i due finiscono nel vortice della passione, e, in un istante per sempre cristallizzato, «si baciano in piedi / contro le porte della notte». È un’immagine confortante, certo, quanto manchevole nel momento in cui viene isolata e protratta all’infinito. Fortunatamente, la vita è più complessa, come lo è la letteratura degna di questo nome.

UN BUON GRADO di letterarietà lo hanno, a questo proposito, due romanzi usciti da poco che parlano per l’appunto di vicende amorose, evitando le facili premesse – e le ancor più facili conclusioni – del romanzo rosa.

Il primo è Interpretazioni dell’amore, di Jane Campbell (Atlantide, pp. 202, euro 18,50, traduzione di Federica Bigotti). L’autrice britannica, divenuta celebre all’età di ottant’anni per il suo esordio letterario Spazzolare il gatto, ci presenta un romanzo d’amore che gioca con la psicoanalisi, dove fra i rapporti incrociati dei protagonisti gravano segreti e non detti. Una giovane donna, Sophy, sposa Kurt pur amando Joe, medico con cui, durante la Seconda guerra mondiale, aveva vissuto una notte di passione e che non aveva mai più rincontrato. Quello stesso Joe – molti anni dopo, quando Sophy sarà da tempo morta in un incidente d’auto – diventa fatalmente lo psicologo della figlia di Sophy, Agnes, alle prese con il trauma di essere cresciuta senza i genitori. È un amore maturo, quello descritto da Campbell, di uomini e donne che sono già avanti con l’età e che guardandosi indietro vedono una vita sentimentale fatta d’occasioni mancate e rimpianti. L’autrice sceglie di spartire il racconto tra diversi io-narranti, così che l’intricata trama è svelata via via da ciascun personaggio, che ne dà, appunto, una sua «interpretazione». Una scelta strutturale interessante che, con le dovute differenze, ricorda classici della letteratura come Mentre morivo.

UN ALTRO LIBRO degno di nota è L’amore è una cosa semplice, di François Bégaudeau (Salani, pp. 128, euro 15,90, traduzione di Francesco Bruno). Bégaudeau racconta la storia matrimoniale di Jeanne e Jacques, dal primo incontro fino alla malattia di lei. Due ragazzi provenienti da famiglie umili si incontrano e crescono insieme, hanno un figlio, affrontano le consuete contraddizioni della vita di coppia. Una storia ordinaria, già conosciuta, ma che l’autore racconta con efficacia grazie a uno stile asciutto e veloce, che passa in rassegna gli anni con agilità e che sembra dire al lettore: «questo forse lo sai già, tu sai come accade». È questo continuo ammiccamento sottaciuto del narratore la parte più interessante del libro di Bégaudeau – oltre che la parte più coinvolgente e anche, forse, più commovente, nel momento in cui il lettore sente una profonda corrispondenza, nonostante la diversità specifica del termine di paragone, con la storia dei due amanti. Vincente, inoltre, appare pure la scelta di condensare una storia di anni di vita insieme in una forma narrativa breve, così che l’intensità del rapporto fra Jacques e Jeanne appare al lettore tutta intera, in un unico, intenso, sguardo d’insieme. Lo stile attraverso cui Bégaudeau offre questa «storia semplice», così lontano dal melodramma amoroso della soap, è un ottimo espediente per evitare di ricadere negli usurati costrutti del romanzo amoroso.

DUE LETTURE che sazieranno chi è ancora in cerca di storie d’amore, omettendo la facile pompa magna di cui il genere è stato spesso ingombrato. Entrambi, Campbell come Bégaudeau, trovano due modi diversi ma ugualmente proficui per raccontare un amore quotidiano, ritratto con delicatezza nei suoi piccoli e grandi drammi, piuttosto che sbandierato incautamente. D’altronde, è sempre bene ricordarselo: «love is not a victory march», come cantava qualcuno già molti anni fa.

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