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Nel porto calmo dei marinai. Deidda canta Pessoa

Nel porto calmo dei marinai. Deidda canta PessoaMariano Deidda

Musica L'artista sardo prosegue il suo progetto sullo scrittore e poeta lusitano con il quarto capitolo «Mensagem», forse la sua sfida più impegnativa

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 16 marzo 2014

Ci sono storie musicali che a definirle semplicemente un disco si rischia di far loro torto, di non rendere loro autentica giustizia. Vale più che mai nel caso di Mensagem, firmato da Mariano Deidda per Zanetti Records e da poco uscito in Italia. È il quarto capitolo di un progetto sullo scrittore e poeta lusitano Fernando Pessoa, iniziato nel 2000 con Deidda interpreta Pessoa, testi tradotti da Antonio Tabucchi, proseguito nel 2003 con Nel mio spazio interiore e nel 2005 con L’incapacità di pensare. Alla voce di Deidda, timbrica intima, «soffiata», dolce, eppure capace di esprimere la forza di versi e testi complessi come quelli di Pessoa, hanno aggiunto valore, di volta in volta, compagni di avventura che rispondono ai nomi di Stefano Bagnoli, Gianni Coscia, Enrico Rava, Miroslav Vitous ex contrabbassista dei Weather Report, Ivan Segreto, Carlos Carega.

Mensagem rappresenta la sfida forse più impegnativa pensando ai presupposti su cui poggia il modus operandi del musicista sardo, adottato anche per altri album, tra i quali il delicatissimo Un paese ci vuole, 2011, basato su alcune poesie di Cesare Pavese. Deidda mai piega il testo alle esigenze delle note, e invece lo lascia intatto e lo ‘affronta’. Identica cosa avviene a proposito delle note, mai sacrificate nel mettersi al servizio delle parole. Senza dubbio un percorso complesso, i cui frutti raggiungono però maturità perfetta quando vengono posati sullo spartito. Si diceva della sfida di Mensagem, opera poetica di Pessoa cui occorre dedicare qualche notizia. Lo scrittore che si nascondeva dietro gli eteronimi di Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares, firmò la raccolta di quarantaquattro poesie con il proprio nome.

In un primo tempo aveva deciso di intitolarla Portugal, poi la mutò in Mensagem. Uscì a Lisbona il primo dicembre 1934, pubblicata dalla Parceria António Maria Pereira, un anno prima che l’autore de Il libro dell’inquietudine morisse, appena quarantasettenne. David Mourão Ferreira, nell’introduzione a un’edizione del 1963, scrive «A lungo, Pessoa accarezzò l’idea del titolo Portugal, ma lo abbandonò nel timore che risultasse troppo ambizioso… Oggi sappiamo che non era così. Immagine del Portogallo carne della storia sublimata nell’aureola del Mito, Mensagem continua a rappresentare una delle rare possibilità di sopravvivenza in versi di quell’epopea».

Quell’epopea fu l’Impero portoghese, che il poeta racconta dividendola in tre parti: Brasão, lo stemma, ovvero la formazione dell’identità nazionale, gli eroi della leggenda e della storia; Mar Português, le scoperte, le imprese per mare, la colonizzazione; O Encoberto, il nascosto, simbolizzato dalla nebbia, rappresentazione di una nazione svuotata delle sue energie, stagnante, in attesa di risorgere e vedere Nuova Luce. Deidda, di ciascuna parte, ha scelto le liriche che meglio restituiscono il senso della poetica e del pensiero di Pessoa, e insieme di esprimere ciò che, secondo il musicista, in loro è encoberto: il codice del futuro del Portogallo. Esempio ne arriva dai versi di Os colombos «Altri avranno quanto perderemo/Altri troveranno ciò che nel nostro scoprire/venne trovato o non trovato/secondo il destino dato…». Afferma Mariano «Negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso era lo Stato a costruire. Ora… siamo noi a dover fare, e per questo abbiamo bisogno di persone intelligenti. Ci vogliono talento, immaginazione, fantasia. Penso che la crisi che l’Europa sta attraversando sia certamente di carattere economico, e tuttavia anche crisi di idee». L’album si apre con una voce infantile e una citazione di Albert Einstein. Sembrerebbe fuori luogo, ma l’incipit ne spiega bene la pertinenza «Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura… Chi supera la crisi supera se stesso, senza essere superato».

I quattordici brani, tra i quali Io ti regalo un fiore e Il canto del sangue, di Deidda, non seguono l’ordine delle partizioni di Mensagem. Né questo ha importanza, perché subito si viene abbracciati dalla piacevole malinconia, nulla ha a che fare con la saudade, de L’infante, pianoforte e fisarmoniche, seguita da Mar Português, piccolo capolavoro cui la voce di Mafalda Arnauth aggiunge prezioso cesello. Il viaggio estraniante prosegue ascoltando Donna Taraja, Preghiera, Don João…

Meglio molto meglio farlo, alla fine, con il favore della notte, il vero tempo della vita di Pessoa. Recita infatti Preghiera «Signore la notte è arrivata e l’anima è vile/Grandi furono la tempesta e la volontà/Oggi rimangono un silenzio ostile/il mare universale e la nostalgia». I marinai che seguono la rotta della buona musica salgano a bordo della nave di Deidda.

 

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