Inizia con oggi una rubrica settimanale che racconterà un altro consumo critico.

Rendere democratico il prodotto di qualità. Detto così suonerebbe quasi utopia, se non fosse una delle caratteristiche distintive di una piccola (per ora) rete di vendita nata sotto il marchio Negozio Leggero. Tutto parte, dieci anni fa da un ente di ricerca torinese, Ecologos, specializzato in ricerca ambientale applicata, rivolta soprattutto alla produzione, trasformazione e prevenzione dei rifiuti. Tra i suoi clienti ci sono medie e grandi aziende, accanto a regioni come il Lazio, dove il Viterbese registra percentuali esorbitati di arsenico nell’acqua. Qui, Ecologos realizza fontane pubbliche di acqua frizzante, alternative alle bottiglie di minerale.

Esempio di quella politica del prodotto sfuso che già aveva applicato, nella grande distribuzione, per i detersivi e il vino. Nel 2007, all’ente si affianca la cooperativa Rinova, e si fa strada l’idea di un’attività commerciale aperta anche al franchising, come sintesi di tutto ciò che finora era stato realizzato in Italia. Nel 2009 il primo negozio, a Torino, gestito dai ricercatori per verificare che riscontro possa avere rispetto alla spesa quotidiana dei cittadini.
I prodotti sono 1500, privi di confezione, erogati da dispenser e, nel caso dei vini, da «spine». Il Negozio Leggero vende pasta, riso, cereali, dolciumi, detersivi e detergenti, cosmetici, spezie, farine, tè, infusi…

I clienti possono portarsi i contenitori da casa, o acquistarli a un prezzo decisamente politico. Risparmio sul costo del prodotto, tra il 30 e il 70%. Cinzia Cattaneo di Ecologos «Un margine di risparmio così forte ci ha consentito di alzare la qualità del prodotto, sgravato inoltre dei costi di marketing perché etichettato Negozio Leggero. Noi, ad esempio, vendiamo liquirizia, che viene sì lavorata in Calabria, ma arriva generalmente dalla Cina. La sua non perfetta essiccazione provoca, durante il viaggio, l’insorgere di sostanze quali l’ocratossina, cancerogena. La nostra liquirizia arriva da un produttore e trasformatore calabrese. Tutto ciò che entra nei punti vendita ‘leggeri’ è analizzato e valutato rispetto alle nostre esigenze. Un altro esempio, nel campo dell’equo e solidale, sono i cosmetici, che facciamo con il burro di Karitè di una cooperativa di donne del Burkina Faso».

Ulteriore aspetto positivo viene dal rapporto tra addetti ai lavori e clienti. Si dialoga, si chiede, si suggerisce. Il concetto di supermercato, diffuso anche nel mondo bio, qui è bandito. Acquistare con lentezza e consapevolezza, muovendosi in ambienti luminosi, dalle tinte chiare e dagli arredi disegnati in proprio con tanto di brevetto internazionale, uguali per ogni punto vendita. Cinzia Cattaneo riassume così i principi su cui si basa il prodotto qualitativo democratico «Di solito è un tipo di prodotto riservato ai ricchi. Noi vogliamo che possano permetterselo i pensionati, famiglie con reddito modesto, studenti fuori sede. E questo succede tutti i giorni. Altra regola: niente moralismi a colpi di cartelli appesi, tipo ‘È giusto, è sbagliato’. Ognuno fa le proprie scelte». Oggi i negozi del Leggero sono otto, cinque di proprietà e tre in franchising. L’elenco, insieme a info e notizie, su negozioleggero.it.