Visioni

Nel mondo dei «diversi», sull’isola che non c’è

Nel mondo dei «diversi», sull’isola che non c’è

Cinema «Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali» di Tim Burton, in programma oggi al Noir in Festival e in sala dal 15 dicembre

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 11 dicembre 2016

Le villette monofamiliari in Florida, illuminate da un sole brillante e irreale, e la Gran Bretagna crepuscolare da romanzo gotico: il nuovo film di Tim Burton – Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali, in programma oggi al Noir in Festival e in sala il 15 – si muove lungo i due luoghi ricorrenti del suo cinema. Alla luce di un sole da cartolina turistica, magari proprio del Sunshine State, ci sono i veri mostri: il mondo disilluso, pieno di pregiudizi e indifferenza dei «normali» pronti a espellere il diverso, come le signore cotonate di Edward mani di forbice – omaggiato dal cespuglio-scultura a forma di tirannosauro nel giardino della casa che ospita i bambini speciali del titolo, in un piccolo paesino del Galles .

Iil breve incipit di Miss Peregrine ci porta però per l’appunto in Florida, dove l’adolescente Jake (Asa Butterfield) deve affrontare il lutto per la perdita dell’amato nonno Abe, interpretato da Terence Stamp: a differenza dei genitori che lo trascurano e ignorano la sua curiosità di bambino, Abe ha cresciuto Jake raccontandogli le storie straordinarie della sua adolescenza, trascorsa presso la Casa dei ragazzi speciali di Miss Peregrine: un rifugio per bambini con «peculiarità». C’è il bimbo invisibile, la ragazza talmente leggera che deve indossare delle scarpe di piombo per non volare via, e pure Miss Peregrine – Eva Green, che già era stata una strega cattiva per Tim Burton in Dark Shadows – può trasformarsi in falco e creare un loop temporale in cui vivere per sempre con i suoi ragazzi speciali, al sicuro dal mondo esterno che non ne accetta l’esistenza.

Come in Big Fish- Le storie di una vita incredibile – in cui un padre raccontava al figlio le sue avventure passate, popolate di «freak» – con la crescita arriva per Jake anche la disillusione. Non erano mostri giganti con mille tentacoli quelli da cui il nonno era fuggito nella Polonia degli anni Trenta, trovando rifugio nella casa dei bambini speciali, ma altri mostri, anche loro a caccia di «diversi». Forse ancora più spaventosi, certo meno affascinanti.
A differenza che nel suo film del 2008, in quest’ultimo lavoro di Tim Burton però è tutto vero: le persone «peculiari», i mostri giganti che si nutrono degli occhi dei bambini e anche il loro cattivissimo capo mutante – interpretato prima da Rupert Everett e poi da Samuel L. Jackson. Jake dovrà condurre i bambini alla salvezza, come già i fratellini di Wendy sull’Isola che non c’è di Peter Pan e Capitan uncino, evocata dalla casa fuori dal tempo e dallo spazio del film di Burton.

Miss Peregrine è tratto da un libro del 2011 di Ransom Riggs (che ne ha già scritto due sequel), ma è evidente come sia potuto finire nelle mani del regista americano : «Una delle cose che mi ha fatto amare la storia è che penso che siamo in tanti a venire etichettati come strani o particolari», ha detto in un’intervista. E infatti i bozzetti preparatori del film, disegnati da lui stesso, ricordano i protagonisti del suo libro Morte malinconica del bambino ostrica (1997), carrellata su un mondo di piccoli freak destinati alla solitudine. Tim Burton ha fatto della «poetica del diverso» il suo tratto caratteristico, anche quando ridotto a macchietta come nei suoi ultimi film, da Alice nel paese delle meraviglie a Dark Shadows, dove il suo attore feticcio Johnny Depp si era ormai ridotto a riprodurre l’ennesima caricatura di un ruolo ormai svuotato di senso e della dolcezza del ragazzo con le mani di forbice.

Portando sullo schermo i bambini speciali la visione di Burton recupera almeno in parte la «magia» dei suoi film più belli, anche se in Miss Peregrine è forte il desiderio di conciliare i due mondi- quello dei normali e quello dei freak – di ingentilire la diversità. È da tempo ormai che i suoi protagonisti si innamorano di fiabesche fanciulle bionde con gli occhi grandi.
Forse a questo punto della sua carriera a Burton piace pensare che c’è un punto d’incontro tra il sole che splende sui normali e il crepuscolo dei diversi, mentre al bambino ostrica di molti anni fa non restava che venire mangiato dal padre bisognoso di vigore sessuale

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