Visioni

Nel Mito la mescolanza delle arti

Nel Mito la mescolanza delle artiPhilip Glass

Festival Presentata la nona edizione della rassegna, dal 5 al 24 settembre, che vede sabaudi e meneghini insieme per un evento tanto ampio quanto capace di unire tradizione e sperimentazione

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 16 maggio 2015

Una delizia. Ritrovarsi a una conferenza stampa che abbia come perno la musica classica e il suo mondo. Un mondo cristallizzato e meraviglioso, generato e rinvigorito dall’assoluto desiderio di creare bellezza e, attraverso questa, nutrirsi e nutrire il pianeta. La EXPO citazione non è casuale, visto che stiamo parlando della nona edizione di MITO Settembre Musica, dal 5 al 24 settembre 2015, che vede sabaudi e meneghini insieme per un evento tanto ampio quanto capace di unire con piacere tradizione e sperimentazione. Ovviamente, vista la centralità dell’aspirante capitale italiana vegliata dalla Madonnina, l’accento non può che essere su Milano. Ivi si alzerà il sipario quest’anno con l’inaugurazione alla Scala affidata all’Orchestra di San Pietroburgo diretta dal maestro Yuri Temirkanov che, il giorno dopo, replicherà all’auditorium Agnelli al Lingotto. Entusiasta l’assessore alla cultura del comune di Milano Filippo del Corno che cita un passaggio del nuovo libro di Philip Glass, una delle presenze più attese del festival di quest’anno, in cui parla di come il padre, dopo aver investito in un negozio di dischi senza averne alcuna dimestichezza, fosse riuscito, attraverso il suo gusto che si sviluppava col tempo, a far apprezzare anche ai suoi avventori i vari Bartok che in quel periodo non andavano per la maggiore.

Il progetto MITO ha questa ambizione: darti ciò che desideri facendoti apprezzare anche ciò che istintivamente non ameresti a un primo ascolto. In fondo lo stupore migliore della vita è proprio questo, concedersi la possibilità di modificarsi, trascinandosi dietro i propri gusti e disgusti. Un cartellone molto ampio. Del sopra citato Glass si troverà l’opera in tre atti Akhnaten diretta da Dante Anzolini con orchestra e coro del Regio, ispirata al libro di Immanuel Velikovskij. Molti sentieri sonori tra cui un focus tra Skrjabin e Chopin, l’irrinunciabile Bollani, una liaison (quasi perenne) tra Torino e Berlino incentrata principalmente, ma non solo, su Bach, con la presenza dell’Akademie fur Alte Musik Berlin e la violinista Isabelle Faust. Il rap che incontra la musica sinfonica nel progetto speciale Urban Orchestra e mille altri incontri, tutti da scoprire su www.mitosettembremusica.it, in luoghi più o meno deputati classicamente alla questione, molti sparsi in location innovative della città. Tanto da far affermare al principale partner, San Paolo, quanto questo sia il passaggio che più interessi all’universo banca: la dimensione sociale. Da notare la presenza dell’opera cinese Il ragazzo del risciò, questa volta in scena solo a Torino. Opera in due atti del compositore Guo Wenjing tratta dal romanzo di Lao She, la si potrà godere in versione originale cinese con sottotitoli in italiano. Inutile sottolineare quanto tutti gli organizzatori ne siano entusiasti, abbacinati dal fascino promettente di questa Pechino anni ’20 che sta per sbarcare da noi.

È la prima volta che l’opera lascia il suolo cinese per spostarsi all’estero, frutto dell’accordo di collaborazione tra China International Centre for the Performing Arts e Teatro Regio. Sottolinea Walter Vergnano sovrintendente del secondo che “mentre qui ancora si radica il pensiero centrato sulla futilità della cultura molti stati esteri, tra cui Cina, Kazakistan, Emirati Arabi e altri, investono nello specifico sull’Opera, che è un patrimonio principe della cultura e dell’arte italiana. In Cina non vogliono solo ascoltarci ma imparare, perfettamente, da noi, come si fa l’opera”. Rostagno. Mediate gente meditate. Che, come cita il direttore artistico Enzo Restagno “là dove c’è musica non può esservi nulla di male”.

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