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Nel mazzo non è tutto rose e fiori

Nel mazzo non è tutto rose e fiori

Botanica In Italia il mercato dei fiori subisce i contraccolpi della pandemia e della guerra, le cerimonie mancano e le rose soffrono

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 21 aprile 2022

Piccoli piaceri devono emendare grandi tragedie, dunque di giardini nel pieno della guerra io con coraggio parlo». Scriveva così Vita Sackwille-West, compagna di Virginia Woolf, nel suo libro in versi dedicato ai fiori e ai giardini composto durante la seconda guerra mondiale. «Il giardino contrasta lo stato di guerra in modo risoluto, uno sforzo in miniatura per conservare grazie e gentilezze in un orrido deserto».

EPPURE, ANCHE NEL GIARDINO NON E’ TUTTO rose e fiori. In Italia il comparto florivivaistico, in particolare il segmento dei fiori recisi, ha subito il contraccolpo pandemico e in generale il cambiamento di spirito dei tempi. Mancano le cerimonie, mancano matrimoni e funerali partecipati, ergo non si comprano fiori: nel 2020 sono stati buttati via migliaia di steli.

L’OMAGGIO FLOREALE, L’ALLESTIMENTO verde, a casa nostra, è legato a ricorrenze: i giorni rossi nel calendario, gli auguri detti con i fiori e anche il rumore che fa il cellophane. All’estero, in nord Europa, il mazzo da tenere in casa è acquisto da giorno feriale come il filone di pane, la ragione starebbe nella carenza e dunque nella necessità di avere natura colorata attorno. I fiori sul tavolo della cucina evocano una bella stagione, sono simulacro di giardino e diventano complemento d’arredo.

NEL PAESE D’O SOLE LA BELLEZZA è data per scontata, il fiore come bene di consumo negletto, anche se le piante, specie quelle da orto, hanno conosciuto un momento di attenzione in lockdown quando ogni scoperto diventava un terreno da coltivare su cui concentrare energie e cura, sfida creatrice in cattività.

LA PANDEMIA COME LA GUERRA tra Federazione Russa e Ucraina è esplosa alle soglie della primavera. Ma se nell’aprile 2020 l’Europa era un tripudio di vegetazione brada, variazione sul tema del come tornerebbe ad essere bella, scomparso l’uomo, la Terra, i quotidiani notiziari bellici del 2022 portano immagini antiche di cadaveri umani e alberi stecchiti: la linfa vitale prosciugata da tutti i viventi. L’8 marzo, sentitissima festa nazionale in Russia e Ucraina, dedicata alla donna e alla nuova stagione, sono comparse immagini di mazzi gialli e rosa, allungati dai poliziotti di frontiera rumeni alle profughe ucraine, offerti da Putin a hostess raggelate.

IN ITALIA OGGI ANCHE SUL MERCATO dei fiori recisi, spiega Lorenzo Bazzana, agronomo e responsabile economico Coldiretti, pesa la crisi energetica che si riflette sul costo di imballaggi, carta, legnami, plastica. I produttori cercano di gestire la contingenza cambiando tipologie di fiori, scegliendone varietà che richiedano coltivazioni a temperature più basse. «Si scelgono fronde al posto dei fiori, i ranuncoli soppiantano le rose».

LA ROSA, GIA’, CHE NON E’ SOLO UN FIORE, è il fiore; tristemente famoso l’import italiano da paesi extraeuropei, Sudamerica e Africa in primis, Kenya soprattutto, dove la coltivazione delle rose, concentrata soprattutto attorno al lago Naivasha, è avvenuta negli anni a costo di sfruttamento di manodopera (soprattutto femminile), ingente consumo di acqua, uso di pesticidi e fertilizzanti a inquinare terreno e riserve idriche con danno per ecosistema e potabilità delle acque. Per questo sarebbe bene avere l’accortezza nell’acquisto di fiori che vengono da lì di verificare la presenza di certificato di commercio equo e solidale a garanzia del non utilizzo di sostanze nocive e di provenienza da coltivazioni attente ai diritti dei lavoratori, a risparmio idrico ed energetico attraverso il riciclo delle acque ed irrigazione con sistema idroponico.

DALL’AFRICA NEL 2021 ABBIAMO importato rose per oltre 1 milione e mezzo di euro; molto maggiore il dato delle importazioni dall’Europa, quasi 70 milioni e mezzo, e per Europa si intende soprattutto Olanda che rimane il Paese triangolatore per eccellenza, da cui soprattutto l’Italia compra i suoi fiori; certo è che metà della produzione di rose kenyote è destinata proprio all’Olanda, dunque è facile che parte dei fiori africani arrivino in Italia via Amsterdam, come pure è vero che parte delle produzioni italiane dirette in Olanda sia poi rivendute allo stesso mercato italiano. Commercianti di fiori dal XVI secolo, protagonisti della bolla speculativa dei tulipani del ’600, gli olandesi sono appassionati ibridatori per ragioni di marketing non solo del fiore arrivato dalla Turchia (tullband è il turbante che la forma del tulipano richiama).

ANCHE I FIORI CAMBIANO, O MEGLIO ai fiori si fa cambiare livrea per renderli più appetibili commercialmente; in questo gli olandesi sono massimi esperti, con studi sulla vita economica del prodotto fiore a individuarne la curva di senescenza. In Italia, dove il segmento fiore è scarsamente misurato, oltre a ricercare coltivazioni meno impattanti energicamente si stanno convertendo parte delle serre per ospitare piante aromatiche e ortaggi, così in Liguria, Toscana, Sicilia, luoghi con risposte termiche diverse ma uguale crisi del mercato che precede quella energetica cui gli eventi politici hanno impresso una accelerazione.

POI ANCHE DA NOI CI SONO I TENTATIVI di aumentare appeal del prodotto fiore, si destagionalizzano le Stelle di Natale ottenendone varietà dai colori diversi da quello della lattina di Coca Cola, si dona nuova reputazione del crisantemo, da mesto ornamento cimiteriale a svagato e raffinato pon pon come nelle decorazioni tessili orientali.

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