Politica

Nel Lazio primo test per il governo. Il «campo larghissimo» cerca la quadra

Nel Lazio primo test per il governo. Il «campo larghissimo» cerca la quadraNicola Zingaretti e Giuseppe Conte – Ansa

Centrosinistra Dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti si vota a fine gennaio. L’alleanza che va da Calenda al M5S ha bisogno dell’ok dei vertici nazionali. Sarà decisivo il sì di Conte

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Insediatosi il governo e con le camere pronte a funzionare, appare evidente che le elezioni regionali del Lazio saranno un test decisivo, prova della fiducia attorno all’esecutivo e specchio della riorganizzazione delle opposizioni dopo le divisioni del 25 settembre.

Con Nicola Zingaretti sul punto di dimettersi, si dovrebbe votare intorno alla fine di gennaio. La destra parte da un vantaggio non indifferente. C’è il dato delle amministrative della primavera scorsa, dalle quali il centrosinistra è uscito ammaccato. Per capire lo stato di saluta della coalizione di Giorgia Meloni si possono prendere a riferimento le preferenze assolute delle elezione politiche: un milione e duecentomila voti. Il «campo largo» tra M5S e Pd da queste parti doveva essere larghissimo, visto che la maggioranza di Zingaretti include anche renziani e calendiani. Se per un esercizio di accademia sommiamo i dati assoluti di tutte le formazioni delle coalizione, scopriamo le forze che si contrappongono alla destra non sono molto in svantaggio. È anche per questo motivo che tutte le anime laziali dei diversi partiti di fatto auspicano che alla fine un accordo si trovi, dopo aver lavorato insieme negli ultimi anni. Manca l’ok dei vertici nazionali. Il meno ostile pare essere il segretario del Pd Enrico Letta, che ha demandato la scelta «ai territori». Renzi e soprattutto Calenda potrebbero fare una scelta pragmatica: la legge elettorale del Lazio pone uno sbarramento fisiologico, seppure non formale, piuttosto alto: con l’8% dei voti, presentandosi al di fuori della coalizione, si rischia di prendere soltanto un consigliere.

Conte ancora non si è espresso. A questo punto la sua scelta è dirimente. Sarà indicativa delle sue prospettive politiche, del tipo di opposizione vuole fare, se vuole giocare una partita identitaria o scegliere il gioco di squadra. Di più: l’avvocato potrebbe decidere di scegliere la coalizione per lanciare la sua operazione egemonica su tutto il centrosinistra, magari puntando a divenire il partito principale. È in questo spirito che si sono mossi gli esponenti della sinistra e degli ambientalisti radunatisi nel Coordinamento 2050, che è stato lanciato una settimana fa a Roma. «Al nostro interno stiamo affinando la prospettiva regionale – spiega il leader pentastellato a Tpi – Lo faremo consapevoli del fatto che c’è un’esperienza in uscita di governo che si è rivelata positiva ma è anche vero che il contesto attuale è completamente cambiato». I pontieri sperano di convincerlo puntando su questioni come la gestione dei rifiuti (per svuotare di senso il termovalorizzatore di Gualtieri) e ricordandogli che il Lazio fu una delle prime Regioni a mettere in campo un prototipo di reddito di cittadinanza, prima ancora che il M5S esistesse.

A destra in lizza per la candidatura alla presidenza ci sono Chiara Colosimo, consigliera regionale meloniana e neoeletta in Parlamento, e il presidente della Croce rossa Francesco Rocca. Meno probabile che si faccia avanti Fabio Rampelli, rimasto fuori dalla squadra di governo ma confermato alla vicepresidenza della Camera. Nel campo avverso circolano dei nomi. Ma le possibili teste di serie arriveranno quando verranno sciolti i nodi politici e svelate le tattiche che dal piano nazionale convergono sulla scena locale. Anche perché pare ormai certo che le primarie non si faranno più.

Per il momento bisogna fare i conti con il «passo di lato» di uno dei papabili: è Daniele Leodori, vicepresidente della Regione considerato uno degli artefici del campo larghissimo in salsa laziale. «Nei mesi scorsi ho dato la disponibilità a proseguire l’esperienza condotta in questi anni in Regione Lazio – afferma – anche impegnandomi in prima persona, anche con le primarie, con una coalizione unita e ampia». Condizione, tuttavia, che allo stato dell’arte non è affatto garantita. Dunque, Leodori prova a spronare l’alleanza: «Non sta a me giudicare le scelte di altri partiti, ma, è chiaro che la mia disponibilità fosse legata alla possibilità di proseguire questa esperienza. Continuerò a lavorare per realizzare questo disegno unitario finché sarà possibile».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento