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Nel lago Ampollino manca l’acqua, colpa della A2A

Nel lago Ampollino manca l’acqua, colpa della A2AIl lago Ampollino svuotato

Il sindaco di Cotronei (Crotone), Nicola Belcastro, denuncia – in una lettera trasmessa, da qualche giorno, alla Regione Calabria, alla Prefettura di Crotone e per conoscenza alla Società A2A che […]

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 25 agosto 2019

Il sindaco di Cotronei (Crotone), Nicola Belcastro, denuncia – in una lettera trasmessa, da qualche giorno, alla Regione Calabria, alla Prefettura di Crotone e per conoscenza alla Società A2A che è proprietaria del Lago Ampollino (sì, proprietaria!) ed al Consorzio di Bonifica Ionio crotonese – che la multinazionale A2A ha abbassato significativamente il livello delle acque del Lago, nella Sila crotonese. A seguito di queste manovre, secondo Belcastro, si è verificata una mancanza di accumulo idrico per i rilasci verso il Consorzio di bonifica; una riduzione per i minimi vitali dei vari torrenti, fiumiciattoli e rivoli esistenti; una oggettiva difficoltà di prelevamento della risorsa idrica da parte dei mezzi antincendio nel periodo di massima allerta per rischio incendio.

Questa vicenda della manutenzione dei laghi silani – che sono stati venduti dall’Enel, allora dello Stato, ad una multinazionale leader nel settore dei multiservizi (fatturato 6.5 miliardi di euro, nel 2018) – è la migliore rappresentazione possibile della ricetta neoliberista applicata al paesaggio e ai beni comuni.

La multinazionale A2A aveva già fatto, nel 2013, la stessa manovra di svuotamento del Lago Ampollino, invaso artificiale del 1927, dicendo di voler procedere alla asportazione della melma depositatasi sul fondo, per renderlo più capiente e, di conseguenza, più produttivo. Secondo la «teoria economica standard» il comportamento della società in questione è pienamente legittimo: rendere più efficienti e più produttivi beni di sua proprietà. Bisogna ricordare, però, che l’art. 9 della Costituzione ed il D. Lgs. n. 42 del 2004 tutelano, come elementi del paesaggio, non solo i laghi naturali, ma anche i laghi artificiali, come del resto, ha confermato la sentenza 164 del 29 maggio 2009 della Corte Costituzionale che, fra le altre cose, dice: «…L’art. 142 citato – come già la “legge Galasso” – non distingue, ai fini della tutela paesaggistica, tra laghi naturali e laghi artificiali, con ciò dovendo intendersi che anche questi ultimi sono in essa ricompresi, ben potendo costituire realtà significative sotto il profilo naturale, estetico e culturale…». Il paesaggio del lago Ampollino è, dunque, tutelato e non si potrebbe intervenire, modificandolo così significativamente, senza l’autorizzazione da parte degli organi periferici del Mibac, le Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Ha vinto la ricetta neoliberista che per ridurre lo spreco e la cattiva gestione sottrae i beni comuni alla proprietà ed alla gestione dello Stato e li affida ai privati. Ricordo che, nel caso specifico dell’energia elettrica, la liberalizzazione e la privatizzazione sono state realizzate nel 1999, dal governo D’Alema con il cosiddetto decreto Bersani, e portate a termine il 1 luglio 2007, dal governo Prodi.

Il beffardo risultato di queste politiche è che sul mercato italiano, uno dei più liberalizzati d’Europa, attualmente operano più di 100 aziende che non hanno fatto diminuire la bolletta della luce né dei privati cittadini, né delle imprese, tanto è vero che l’energia elettrica è la più costosa d’Europa. Nel caso dei laghi della Sila c’è l’aggravante che lo Stato non avrebbe dovuto vendere un bene pubblico che, per sua stessa natura, non sarebbe vendibile, e nemmeno modificabile, perché si trova in un Parco naturale nazionale che ha vincoli, di legge e costituzionali, di molti tipi: paesaggistici, ambientalistici ed archeologici.

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