Nel G7 dei buoni auspici scoppia la grana Brexit
Per carità Il premier britannico minaccia la Ue: «Londra non esisterà a passare oltre» il Protocollo
Per carità Il premier britannico minaccia la Ue: «Londra non esisterà a passare oltre» il Protocollo
Qualche dubbio è venuto ai leader dei Sette paesi più industrializzati del mondo occidentale di fronte alla fredda accoglienza del «miliardo» di vaccini per i paesi poveri per di più in tempi lunghi. Per rendere un po’ più efficace la pomposa «Dichiarazione di Carbis Bay» che promette al mondo che nel futuro verranno evitate altre pandemie e che conclude oggi il summit in Cornovaglia tra Usa, Canada, Germania, Francia, Italia, Giappone, ospiti della Gran Bretagna, dei diplomatici hanno precisato con insistenza che «è solo un inizio», che apre una svolta di solidarietà, non una carità opportunista. Intanto, il disordine climatico è ridotto soprattutto a una questione economica: le manifestazioni per la difesa di una vera svolta sono continuate ieri.
A CARBIS BAY LA GIORNATA è stata teatro di vari bilaterali. In questa sede è esplosa la tensione sulla Brexit. In un incontro con Boris Johnson, Emmanuel Macron ha proposto un «reset» alle relazioni tra Londra e Parigi nel dopo Brexit, purché la Gran Bretagna «rispetti la parola data» nell’accordo. Per il premier britannico, che ha incontrato anche Angela Merkel e i presidenti di Commissione e Consiglio (Ursula von der Leyen e Charles Michel), gli europei «devono mettersi in testa che la Gran Bretagna è un unico paese» e che la frontiera nel Mar di Irlanda è un problema: «Londra non esisterà a passare oltre» il Protocollo, ha minacciato. Boris Johnson rimprovera la Ue di avere un «approccio troppo purista», propugna «pragmatismo» e sogna un nuovo «compromesso»: la Ue ha di nuovo chiuso la porta a questa ipotesi.
Oltre al Protocollo irlandese, l’accordo della Brexit è in difficoltà soprattutto sulla pesca e sui diritti dei cittadini Ue. Persino Biden, che ha origini irlandesi, ha insistito con Johnson sulla necessità di rispettare il Protocollo sull’Irlanda del Nord, che lascia l’Ulster nel mercato unico. Il rischio è l’esplosione degli accordi del Good Friday del 1998, che avevano messo fine a trent’anni di violenze in Irlanda del Nord.
Il futuro sarà senza pandemie, forse, ma dovrà sicuramente fare i conti con il «rivale sistemico»: la Cina. Era l’argomento della giornata.
IL G7, PER CONTRASTARE l’offensiva della Cina e la Via della seta, non usa solo la «diplomazia dei vaccini», ma propone un Piano mondiale di infrastrutture per i paesi a basso reddito. Joe Biden, che dopo gli anni bui di Trump intende ricostruire il campo occidentale, sotto egemonia statunitense, vorrebbe l’appoggio degli europei nel confronto con la Cina, dove molti fronti sono aperti, la repressione degli uiguri, il voltafaccia sui «due sistemi» che doveva governare Hong Kong, e, soprattutto, la minaccia di una crisi su Taiwan. Ma gli europei, che hanno definito anch’essi la Cina un «rivale sistemico», chiedono prudenza, propongono di «difendere i valori e gli investimenti, evitando lo scontro frontale» in un «approccio articolato». Sulla Russia, che fino al 2014 faceva parte del G8 (esclusa per l’annessione della Crimea), è stata messa la sordina: il 16 giugno, Biden incontra Vladimir Putin a Ginevra.
LA RICONQUISTA dell’occidente passa attraverso una facciata di ottimismo. I Sette vogliono «ricostruire il mondo in meglio» dopo il Covid, che però non è ancora finito, con il rischio di un ritardo della fine del lockdown in Gran Bretagna a causa della variante Delta (ha creato preoccupazione il caso di un poliziotto infettato sulla nave attraccata di fronte a Falmouth). Mario Draghi ha introdotto il dibattito, considera questo «un buon periodo per l’economia mondiale», perché «la ripresa ha avuto un forte picco e le politiche attuate durante la fase più acuta della pandemia si sono mostrate corrette».
Ma nelle teste siamo già al dopo-Covid, soprattutto per la Ue. In Germania, a poco più di due mesi dalle elezioni, si riparla di il Patto di stabilità, emergono preoccupazioni sulla spesa pubblica eccessiva, che scava deficit e fa calare la minaccia dell’inflazione. «Più spesa per investimenti e meno sussidi» ha riassunto Draghi, anche se ha ricordato che questa volta i governi hanno ben presente che garantire la «coesione sociale è un dovere morale». L’estrema destra è una minaccia in molti paesi. «La crescita economica è il miglior modo per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici», ha rassicurato Draghi.
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