Non c’erano diritti, neanche i più basilari, per i braccianti agricoli stranieri impiegati nella raccolta di pomodori nei fondi del Casertano; non un contratto o una paga dignitosa, solo lavoro per quasi 12 ore al giorno, e nel caso di un momento di riposo scattavano insulti, minacce e cinghiate.

E’ quanto emerso dall’indagine sul caporalato della Procura di Santa Maria Capua Vetere e dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Caserta, che ha coinvolto quattro imprenditori agricoli di Marano di Napoli accusati dei reati di sfruttamento del lavoro e impiego di manodopera clandestina; nei loro confronti il gip del tribunale di santa Maria Capua Vetere ha disposto il divieto di dimora in provincia di Caserta.