Ventiquattro ettari di bosco sottratti al taglio e allo sfruttamento: è il risultato di una campagna di raccolta fondi organizzata da un gruppo di amici ambientalisti per ricordare un loro compagno scomparso, Agostino Barbieri, forestale che alla salvaguardia della natura ha dedicato tutta la sua esistenza. Il bosco, che si trova nel comune di Santa Sofia, in provincia di Forlì-Cesena, accanto al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, è a pochi chilometri dalla Riserva integrale di Sasso Fratino ed è parte del Sito Natura 2000 di Monte Gemelli, Monte Guffone.

LA ZONA, DENOMINATA CORNIOLINO, prende il nome da una delle specie vegetali che la compongono, il corniolo, che insieme a cerri, carpini, frassini e ginepri costituisce il bosco ceduo che vive indisturbato da un trentennio e che ora era a rischio di taglio. In soli 40 giorni, l’iniziativa lanciata da Andrea Morisi, Paola Balboni, Marco Vasina, Monia Cesari, David Bianco e Anna Zonari, ha visto l’adesione di oltre 200 persone, che versando una quota hanno permesso l’acquisizione del doppio del terreno inizialmente preventivato.

L’ACQUISTO DELLA TERRA E’ STATO effettuato tramite il Fondo Biodiversità e Foreste, un’associazione di promozione sociale nata per proteggere le aree boscate in base ai principi del suo statuto, che prevede una gestione priva dell’intervento umano, per portare gli alberi verso l’invecchiamento naturale: una cosa rara nel nostro Paese. Il processo di invecchiamento degli alberi è infatti molto spesso interrotto per la produzione di legname, la maggior parte del quale viene trasformato in cippato per produrre energia elettrica o termica.

«UN VERO SPRECO», FA NOTARE Valentina Venturi, presidente del Fondo Biodiversità e Foreste, «una perdita anche a livello economico, dato che per fare mobili di qualità serve il legno di alberi grandi, che da noi viene importato perché i boschi sono troppo giovani, avendo abbassato sempre più il tempo che deve trascorrere per legge fra i tagli fino a 15 o anche 10 anni: un battito di ciglia nella vita di una foresta. Attraverso lo statuto del nostro Fondo, molto rigido, acquistiamo boschi e diamo inoltre la possibilità ai cittadini di affiliare i loro terreni in modo da rimanere proprietari ma attenendosi al modello della riserva integrale, che non prevede la possibilità di tagliare la vegetazione».

VENTURI SOTTOLINEA L’INSOSTENIBILITA’ del governo a ceduo, una modalità di taglio del bosco che lascia solo porzioni di piante (ceppaie) e pochi alberi, le cosiddette «matricine», da cui poi dovrà svilupparsi di nuovo la vegetazione, in quanto il bosco viene privato quasi completamente delle zone d’ombra, favorendo la siccità ed eliminando gli habitat delle specie autoctone. «Ma un bosco non è un luogo bidimensionale: a contare non è solo la superficie ma anche la quantità di biomassa presente e la sua ricchezza risiede nella concentrazione di biodiversità, nella longevità e nella complessità che assicurano i benefici ecosistemici» ha ricordato.

IL FATTO CHE I BOSCHI COSI’ TAGLIATI siano considerati ancora foreste per l’Inventario Nazionale delle Foreste è anche alla base del motivo per cui, anche se le aree boschive sono aumentate negli ultimi anni, come emerge dal rapporto quinquennale sullo stato delle foreste nel mondo (FRA 2020) basato sul monitoraggio Fao, coordinato del Mipaaf e condotto da Istat, Carabinieri Forestali, Crea e Sisef, che denota un aumento del 2,9 % di foreste in Italia negli ultimi 5 anni e del 75% negli ultimi 80, «lo stato delle foreste è generalmente in declino». È quello che risulta chiaro dall’ultimo report The State of Europe’s Forests 2020, redatto dalla Conferenza ministeriale per la protezione delle foreste in Europa e con il supporto tecnico di Unece e Fao, che riporta come, nonostante le foreste europee siano aumentate del 9% negli ultimi 30 anni, raggiungendo i 227 milioni di ettari, il loro stato sia in peggioramento, minacciato dalla crescente richiesta di materiali per scopi commerciali, oltre che da siccità, ondate di calore, epidemie di parassiti e incendi. Nonostante le foreste europee siano i principali bacini di assorbimento di anidride carbonica, rimuovendo il 10% delle emissioni globali, e le deposizioni di inquinamento atmosferico siano diminuite negli ultimi 25 anni, i livelli di inquinanti sono ancora critici e la capacità di assorbimento di CO2 è in declino a causa dell’indebolimento delle piante, di cui si registra una perdita di fogliame aumentata del 19%.

IL FONDO BIODIVERSITA’ E FORESTE è nato per rispondere a questa situazione offrendosi come strumento concreto che permette di sottrarre terreni allo sfruttamento, sia a privati singoli o in gruppo che vogliano appoggiarsi al suo statuto, sia tramite donazioni dirette che permettono l’acquisito di nuovi terreni. Questi vengono individuati in base alle caratteristiche che possano in maggior modo fornire i benefici ecosistemici, privilegiando boschi vicini a foreste di grandi dimensioni, quali parchi nazionali e regionali e riserve naturali, come è avvenuto nel caso del Corniolino.

IL BOSCO DI AGOSTINO, CHE SI SVILUPPA su una costa ripida, era importante da preservare anche per prevenire il dissesto idrogeologico. «È stata un’operazione popolare, sincera» raccontano gli amici del forestale, che hanno assistito meravigliati al successo dell’iniziativa. «Pensiamo che, non solo di fronte a un lutto, ma anche a una nascita, a un matrimonio, a una laurea, potrebbe ripetersi questa modalità che coniuga la commemorazione di una persona che voleva bene all’ambiente con l’azione concreta per la sua salvaguardia».

«OGNI PRIMAVERA – HANNO SCRITTO sui social del progetto – la rinascita delle foglie ci ricorderà che Agostino è ancora qui, tra noi. Ogni anno il bosco diventerà più ricco e vitale. Altri boschi intangibili si aggiungeranno al Corniolino, se sapremo allargare ad altri la storia di questo lembo di Madre Terra. Prendiamo esempio dall’ecologia del bosco, in cui tutto è connesso: uniamoci e restiamo in simbiosi. Quello che in pochi è impossibile, in tanti diventa concreta utopia».