Italia

Negozi «etnici» nuovo nemico di Salvini

Decreto sicurezza Adesso nel mirino di Matteo Salvini sono finiti i «negozi etnici», come li chiama lui. Sarebbero i negozi di alimentari che restano aperti fino a tardi, spesso l’unico posto dove […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 ottobre 2018

Adesso nel mirino di Matteo Salvini sono finiti i «negozi etnici», come li chiama lui. Sarebbero i negozi di alimentari che restano aperti fino a tardi, spesso l’unico posto dove acquistare qualcosa da mangiare per chi si ferma più del dovuto al lavoro o tira tardi la sera. Luoghi del tutto innocui e spesso utili proprio per il loro orario prolungato, ma che nella visione del ministro si trasformano però nel nuovo bersaglio da colpire solo perché gestiti da immigrati. Come? Con un emendamento al decreto sicurezza attualmente all’esame del Senato in cui si impone ai titolari di questi esercizi – «che la sera diventano ritrovo di casinisti e ubriaconi» nelle parole del ministro – di chiudere tassativamente entro le 21.

A dare l’annuncio è stato lo stesso Salvini in una diretta Facebook dal tetto del Viminale. Proprio fonti del ministero, però, sono dovute intervenire per ricordare come l’orario di chiusura dei negozi dipenda esclusivamente dai sindaci e non dal governo. Ma sull’ennesimo annuncio-spot intervengono anche le opposizioni: «Quelli che il ministro chiama negozietti etnici sono muniti di regolare licenza, attività commerciali a pieno titolo che pagano le tasse al fisco italiano» spiega Andrea Maestri di Possibile, mentre il parlamentare del Pd Andrea Romano prova a spiegare a Salvini che quegli esercizi «di etnico hanno solo i gestori: ma per lo stregone del razzismo italiano è quello che serve per l’ennesimo bluff».

In effetti quelle del ministro sembrano soprattutto parole in libertà. Come quelle dette a proposito di possibili tagli alle spese dell’accoglienza dei migranti allo scopo di destinare risorse a nuove assunzioni nelle forze dell’ordine. Appena tre giorni fa Salvini aveva parlato di «500 milioni di euro di spesa corrente tagliati alla voce accoglienza e immigrati, 380 dei quali andranno in assunzione di forze dell’ordine». Come in un gioco a quiz d’altri tempi , ieri la cifra è raddoppiata. I soldi per nuovi agenti – ha spiegato questa volta il ministro – «li troviamo dal risparmio sulle politiche immigrazione. Un miliardo di risparmi significa diecimila uomini in divisa in più».

Poco importa, va bene tutto per portare a casa qualche consenso. Va bene anche dare per scontato quello che scontato non lo è affatto, purché sa fatto con un emendamento al solito decreto sicurezza. Questa volta per convincere le società sportive a contribuire alle spese dell’ordine pubblico durante le partite di campionato. «Chiederemo alle società di calcio, che pagano milioni di euro per i loro campioni, di destinare tra il 5 e il 10 per cento dell’incasso dei biglietti per la gestione dell’ordine pubblico. Non è giusto che siano gli italiani a pagare».

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