Negare l’evidenza per essere icona
Habemus Corpus Nell’iperspazio dei reel, quei filmati brevi che ti entrano obtorto collo sugli schermi di telefoni e computer, nei giorni scorsi mi è comparso il brandello di un’intervista che nel 2023 Francesca Fagnani fece a Patty Pravo
Habemus Corpus Nell’iperspazio dei reel, quei filmati brevi che ti entrano obtorto collo sugli schermi di telefoni e computer, nei giorni scorsi mi è comparso il brandello di un’intervista che nel 2023 Francesca Fagnani fece a Patty Pravo
Nell’iperspazio dei reel, quei filmati brevi che ti entrano obtorto collo sugli schermi di telefoni e computer, nei giorni scorsi mi è comparso il brandello di un’intervista che nel 2023 Francesca Fagnani fece a Patty Pravo nella trasmissione Belve. Me l’ero persa perché mi dimentico sempre di guardare Belve ed è sicuramente colpa mia che oso scordare momenti così epici della televisione di oggi. In quel frammento di conversazione Fagnani, con aria finto innocente, chiede a Pravo: «E con la chirurgia estetica, lei, è sempre andato tutto bene o qualche volta ha esagerato?». Pravo, ancor più ineffabile, risponde: «Io non mi sono mai fatta niente. Io sono così adesso. Si vede, no? Sì, qualche iniezioncina». Fagnani, visibilmente incredula, rilancia con: «E che si rifarebbe?». Pravo: «Mi farei un bel lifting, obiettivamente. Ma ci vuole tempo e io non ho tempo». Ora, con tutto il bene che vogliamo a Patty Pravo, e gliene vogliamo, il primo commento che viene da fare di fronte a un’affermazione così è: «Ma guarda te che bugiarda» perché basta guardarla nei filmati di cinquanta, quaranta, trent’anni fa per vedere che qualcosa di stupefacente è successo al suo naso sempre più sottile, ai suoi occhi sempre più allungati, al suo viso fresco e senza rughe, alla sua pelle sempre più di porcellana. A lei va bene così? Perfetto.
SUBITO dopo ho fatto una considerazione. Ci sono donne, artiste, che negheranno fino alla morte di essersi tolte i segni del tempo, alcune li mantengono con orgoglio, vedi Charlotte Rampling o Vanessa Redgrave, altre scelgono di intervenire sul viso e fregarsene del corpo, altre ancora fanno interventi minimali, più per arginare l’invecchiamento che retrocedere a un’età improbabile. C’è lo sguardo degli altri e lo sguardo proprio, quello che, quando ti vedi allo specchio, ti fa dire «Mi piaccio» o «Non mi piaccio più» e non sappiamo quanto il primo, con tutte le sue aspettative, influenzi il secondo. I confini, in fatto di gusto estetico, non sono mai così netti perché serve molta sicurezza di sé per tenersi il seno piatto, per dire, quando attorno a te vanno di moda le maggiorate, oppure per essere felici della propria taglia 50 quando il marketing della moda e dell’immagine spingono modelle con la taglia 36.
Ho visto donne portare la minigonna su gambe piene di grinze ed essere bellissime perché lo facevano con nonchalance, se ne fregavano con ironia, e ho visto donne con le stesse caratteristiche che diventavano ridicole perché era evidente il loro tentativo estremo di sembrare ancora delle diciottenni, si travestivano.
IL PUNTO non è quanto vecchia o giovane sei o sembri, il punto è l’idea che hai di te e se quell’idea coincide con l’immagine che hai e ti dai e qui torno all’ineffabile Patty Pravo. Non voglio sapere com’è il suo viso senza trucco, o come sarebbe senza le iniezioncine che ammette, o con gli interventi estetici che tutti sospettiamo e che lei nega. Se lei, con tutta la storia musicale che ha costruito, si mostra così è perché sceglie di presentarsi così, come una figura che punta a essere ieratica, che fa pensare al teatro kabuki, con gesti studiati, abiti teatrali, un viso che sembra una maschera immobile, bianco, liscio, dove spiccano solo gli occhi e le labbra. Non c’è tentativo di sembrare naturale, c’è la scelta di essere altro. Può piacere, può non piacere, ma quella è lei, è lo spettacolo che fa di se stessa.
Poi ci siamo noi, gli spettatori, quelli che guardano e, soprattutto quando si tratta di donne, tendono a diventare guardoni, scrutano i segni di cedimento, giudicano, sentenziano «S’è rifatta», «Non s’è rifatta», «È tutta rifatta» con un non tanto segreto compiacimento. Se in questi casi qualcuna nega l’evidenza, posso capirla. Al voyerismo risponde con uno sberleffo.
mariangela.mianiti@gmail.com
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