Le istituzioni si dimenticano dei feriti, il sindaco va ma «senza clamore»
Le vittime In visita Acerbo di Rifondazione, Brignone di Possibile. Magi di +Europa: «La migliore risposta è rilasciare a quanti tra loro sono richiedenti, un permesso di soggiorno per motivi umanitari»
Le vittime In visita Acerbo di Rifondazione, Brignone di Possibile. Magi di +Europa: «La migliore risposta è rilasciare a quanti tra loro sono richiedenti, un permesso di soggiorno per motivi umanitari»
Stanno meglio i sei ragazzi feriti sabato dagli spari di Luca Traini. Meglio ma ancora abbastanza soli, anche perché la prima visita istituzionale è arrivata soltanto nella giornata di ieri, con il sindaco Romano Carancini (Pd) e la sua giunta che hanno fatto visita ai ricoverati «senza clamore, con spirito di vicinanza e solidarietà». Un atto dovuto, praticamente.
Prima soltanto in due, tra gli esponenti plitici, avevano deciso di farsi vedere tra i reparti dell’ospedale di Macerata. A rompere il ghiaccio è stato il segretario di Rifondazione Comunista ed esponente di Potere al Popolo Maurizio Acerbo, nella serata di lunedì. «Sono andato a portare solidarietà», ha dichiarato. Nel pomeriggio di ieri si è fatta vedere anche Beatrice Brignone di Possibile, candidata alla Camera nelle Marche per Liberi e Uguali. In seguito è andato anche il Garante regionale dei diritti Andrea Nobili, mentre per oggi è previsto l’arrivo di una delegazione di Radicali Italiani.
«La migliore risposta a quanto accaduto – così si rivolge al Viminale Riccardo Magi, capolista a Roma della lista +Europa con Emma Bonino – è riconoscere alle vittime della tentata strage una forma di protezione, rilasciando a quanti tra loro sono richiedenti, un permesso di soggiorno per motivi umanitari».
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando nota amaro che questi ragazzi sono stati sostanzialmente già abbandonati da tutti: «È inquietante, sembra ineluttabile che i clandestini debbano mettere in conto che qualcuno ti possa sparare addosso». Ma comunque non è andato a trovare le vittime della sparatoria.
In città si sono già fatti vivi il ministro degli Interni Marco Minniti, che si è limitato a presenziare sabato scorso al comitato per l’Ordine e la sicurezza in prefettura, e il vicesegretario dem Maurizio Martina, che ha visitato la sede del Pd di via Spalato, sulla quale pure Traini ha sparato un colpo ad altezza d’uomo. Nessuno dei due ha messo piede in ospedale. Si nota, infine, l’assenza di Laura Boldrini. La presidente della Camera è nata proprio a Macerata, e in questo collegio si era fatta eleggere nelle liste di Sel alle elezioni politiche del 2013.
Il problema dei documenti è comune a molti dei feriti: Gideon Azeke, 25 anni, nigeriano, ha chiesto di farsi dimettere già domenica mattina. Aveva riportato una ferita alla gamba, mentre si trovava davanti a una pasticceria del corso. Spaventato più dalla sua situazione legale che dalle lesioni subite, ha firmato ed è andato via dall’ospedale in tutta fretta, salvo poi tornarci già lunedì per un’infezione, per poi lasciare la struttura un’altra volta poche ore dopo.
Jennifer Otiotio, anche lei nigeriana di 25 anni, invece sarà operata questa mattina per ridurre la frattura alla spalla sinistra rimediata in seguito alla sparatoria. È ancora in rianimazione, invece, Mahmadou Touré, 28 enne del Mali. Lui ha rimediato una ferita abbastanza grave alla base del torace e, benché fuori pericolo, viene tenuto ancora sotto stretta osservazione da parte de medici.
Omar Fadera, 23 anni dal Gambia, sabato mattina è stato ferito solo di striscio al gluteo destro e dopo una notte di ricovero, è stato dimesso direttamente dal pronto soccorso.
Ha rischiato tantissimo, infine, Festus Omagbon, nigeriano 32enne, portato subito ad Ancona per una delicata operazione di chirurgia vascolare, visto che un proiettile sparato da Traini gli aveva reciso un’arteria del braccio.
Le operazioni di ricovero sono state molto complicate: i sei giovani hanno qualche difficoltà a parlare in italiano e sul canonico bracciale di plastica che viene messo a tutti in ospedale, sono stati identificati con dei numeri, non con i loro nomi. m. d. v.
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