Prendete i tre ingredienti base: la nazione svenduta dai politici, l’invasione migrante e i giochi sporchi dell’Europa. Miscelateli, con una spruzzata di cospirazionismo a far da collante: c’è addirittura un accordo segreto. Ecco la ricetta della storia che Luigi Di Maio negli ultimi giorni ha portato in scena, in un gioco di sponda tra virtuale e reale, dopo qualche settimana di prove generali.

L’altro giorno il vicepresidente della camera era a Bruxelles. Ieri si è presentato al sacro confine di Ventimiglia. C’è stata prima la crociata contro le Ong «taxi del Mediterraneo», accolta con scalpore dal Pd ma poi divenuta modello per la svolta rigorista del ministro Minniti e di Renzi sui migranti. Poi l’uscita della sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha lamentato (contro ogni evidenza numerica) che sul fronte dell’accoglienza la capitale è allo stremo. Ieri, al confine con la Francia dove si ammassano tanti migranti sbarcati in Italia e intenzionati ad andare in altri paesi europei, Di Maio ha tracciato la triangolazione perfetta: «In questa giornata ho realizzato che negli ultimi anni, soprattutto per ottenere qualche bonus dall’Unione europea, il governo Renzi e quelli che lo hanno preceduto ci hanno svenduto».

Perché la narrazione funzioni, dicevamo, serve la pistola fumante, la prova che si vorrebbe schiacciante. L’occasione arriva quando Emma Bonino parla della crisi attuale alla platea della Confartigianato di Brescia.

Sottolinea che la legge in vigore sulle migrazioni in Italia è la Bossi-Fini, che esclude ogni possibilità di accesso legale per i migranti economici. Da quel discorso i grillini estrapolano e diffondono esponenzialmente via social media un passaggio in cui l’ex commissario Ue e ministro degli esteri sostiene che dopo la fine della missione Mare Nostrum il fiammifero degli sbarchi è rimasto in mano soltanto all’Italia. È il fantasma che si materializza, la prova che si attendeva per chiudere il cerchio.

Fino a qualche anno fa, quando le estreme destre parlavano di immigrazione evocavano un altro complotto. Si chiama «Piano Kalergi»: le forze oscure del mondialismo (i più maliziosi leggano: gli ebrei) lavorerebbero per sostituire la popolazione europea con quella africana.

Questa narrazione cospirazionista è esondata, ha assunto una veste pop e ha travalicato le nicchie di pubblico della destra radicale ed è arrivata nei talk show in prima serata, viene diramata dai comizi televisivi di Matteo Salvini e negli articoli del solito Diego Fusaro.

Il grillismo ha bisogno di un suo complotto istantaneo e la «confessione» di Bonino, rimontata ad arte dai comunicatori spopola nello spazio pubblico digitale. Proprio due giorni fa, il leader ha firmato un proclama sul blog intitolato «Disinnescare la trappola dell’immigrazione». Grillo punta il dito sul fantomatico patto segreto volto a «trasformare il nostro Paese e la nostra sovranità in una trappola per disperati».

Di Maio allora si è precipitato a Bruxelles a parlare con Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, l’agenzia a tutela dei confini dell’Unione europea. Da quella location, assieme a due europarlamentari come Laura Ferrara e Ignazio Corrao, che di migrazioni si sono sempre occupati senza scivoloni xenofobi ma che sembrano essersi adeguati senza battere ciglio, ha rilanciato: «Ci hanno venduti, ci hanno trasformato nel più grande porto d’Europa». Più o meno nelle stesse ore, a Roma, Alessandro Di Battista prende la parola alla Camera, dove si discute dei salvataggi delle banche. Puntando il dito contro la «bancocrazia», ne approfitta per sancire con nonchalance: «Vogliono distrarci parlando di antifascismo e fascismo: è come parlare di guelfi e ghibellini!».

Dal parco Roja di Ventimiglia, dove sono stipati circa 500 uomini e donne nella vana speranza di proseguire oltre il confine francese, Di Maio evita di parlare dei diritti di questa gente o delle vite da salvare il mezzo al mare.

C’è da riproporre questa nuova specie di nazionalismo light, da rinforzare il mito dell’Italia generosa ma ormai satura e sfiancata: «Adesso basta passare per i fessi di Europa, che si sobbarcano il lavoro di tutti gli altri Paesi. Quando saremo al governo ci faremo rispettare».