Grande importanza simbolica viene attribuita al fatto che è il primo Summit convocato nel nuovo quartier generale dell’Alleanza, costato finora 1,3 miliardi di euro (ma il prezzo reale, di cui il 7% a carico dell’Italia, è ancora da stabilire): una struttura di oltre 250000 metri quadri, quasi il doppio della precedente, dove lavora permanentemente uno staff di circa 4000 militari e civili, dotata di 18 grandi sale dove si svolgono annualmente oltre 5000 riunioni con una partecipazione media di 500 ospiti al giorno.

LA STRUTTURA, adesso costituita da 8 ali maggiori e 4 minori collegate a un lungo corpo centrale, è di tipo modulare: quindi espandibile man mano che la Nato continuerà a espandersi. Come fa da più di 20 anni.

NEL 1990, alla vigilia dello scioglimento del Patto di Varsavia, il Segretario di stato Usa James Baker assicurava il Presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov che «la Nato non si estenderà di un solo pollice ad Est». Ma nel 1999, mentre demoliva con la guerra la Federazione Jugoslava, la Nato inglobava i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Quindi, nel 2004, si estendeva ad Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già membri del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Federazione Jugoslava). Nel 2008 la Nato contribuisce all’esplosione della nuova guerra in Georgia. Nel 2009 l’Alleanza includeva Albania (un tempo anche membro del Patto di Varsavia) e Croazia (già parte della Federazione Jugoslava); nel 2017, il Montenegro, anch’esso un tempo parte della Federazione Jugoslava. Dopo essersi estesa nel 1999-2017 da 16 a 29 membri, la Nato lascia «la porta aperta»: sono in attesa di entrare Ucraina e Georgia, già parte dell’Urss; Bosnia-Herzegovina e Macedonia, già parte della Federazione Jugoslava. Perciò la Nato si è dotata di un quartier generale espandibile. ma. din