Internazionale

Nato contro Mosca, la tregua in Ucraina è a rischio

Nato contro Mosca, la tregua in Ucraina è a rischioKerry alla Nato – Reuters

Ucraina Putin favorevole alla proroga del cessate il fuoco, ma gli Usa minacciano sanzioni

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 26 giugno 2014

La tregua annunciata in Ucraina non regge: ieri ci sono stati altri combattimenti, due giorni fa un elicottero dell’esercito ucraino è stato abbattuto (nove morti), le accuse incrociate si susseguono e ogni segnale di distensione, trova in fretta un nuovo elemento di instabilità. Tutto questo significa che entrambe le parti – Kiev e i ribelli filorussi – aspettano la mossa dell’avversario, senza rassegnarsi ad essere i primi a cessare davvero il fuoco. Una situazione che rispecchia la nuova – e per certi versi sorprendente, date le premesse – tensione creatasi a livello diplomatico tra mondo occidentale, leggi Nato, principalmente, e Russia.

Ieri, mentre il parlamento di Mosca approvava la richiesta di Putin, circa l’annullamento della possibilità di utilizzare le truppe russe in Ucraina, la Nato riunitasi a Bruxelles, attraverso i ministri degli esteri dei Paesi alleati, ribadiva con la consueta facondia la scarsa fiducia nella Russia, minacciando nuove azioni. Nel frattempo, a confermare il momento di poca chiarezza internazionale, il presidente russo Vladimir Putin si diceva a favore di una proroga della tregua tra le truppe di Kiev e i miliziani separatisti dell’Ucraina orientale durante una telefonata con il presidente francese Francois Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel, e il presidente ucraino Petro Poroshenko. Non contenti di questi passi, gli Stati uniti hanno minacciato esplicitamente nuove sanzioni. Secondo l’Alleanza atlantica, infatti, non ci sarebbero «segnali sul rispetto da parte della Russia dei suoi impegni internazionali» sull’Ucraina. Lo ha detto, «con rammarico», il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Ramussen.

Mosca, ha sottolineato il danese in riferimento all’azione dei gruppi armati filorussi, «sta usando un nuovo, diverso tipo di strategia contro l’Ucraina e discuteremo di come poter migliorare la comprensione di queste ambigue minacce e come affrontarle nel più lungo periodo». Non solo, perché Rasmussen ha annunciato che i ministri «rivedranno le relazioni con la Russia e decideremo cosa fare». Nelle settimane scorse, in seguito «all’aggressione contro Kiev», l’Alleanza aveva già deciso la sospensione della cooperazione tecnica con Mosca.

Non poteva mancare lo zelo di Kerry: È «cruciale» che Vladimir Putin «dimostri con le azioni, non solo con le parole, che è pienamente impegnato per la pace», ha detto il segretario di Stato Usa a conclusione della ministeriale esteri Nato, aggiungendo peraltro di essere «felice» per la proposta alla Duma di ritirare la legge che autorizza gli interventi militari all’estero. «Tutti sappiamo che può essere rifatta in 10 minuti», ha però aggiunto: «La differenza è se Putin interviene pubblicamente» per fermare i separatisti. Sempre possa, aggiungerebbe qualcuno, vista la complicata situazione che si è sviluppata nelle regioni orientali.

Tutto questo infatti, accade a ridosso della firma di associazione dell’Ucraina con l’Unione europea, che sancirà un passaggio rilevante all’interno della crisi ucraina. L’annuncio del cessate il fuoco era stato importante, ma la sua incapacità a imporsi testimonia come in questo momento nessuno sia in grado di far rispettare davvero una tregua. Anche perché a est si continua a combattere: i filorussi avrebbero attaccato le truppe di Kiev 44 volte «negli ultimi tre giorni», secondo quanto scritto su Facebook dal portavoce delle forze ucraine Vladislav Selezniov, che ha precisato come l’esercito di Kiev sia in possesso di filmati che provano la «massiccia» violazione del cessate il fuoco da parte dei miliziani.

La stessa identica affermazione sembra poter essere effettuata anche dai filorussi, che avevano annunciato il cessate il fuoco, fino a venerdì, solo a patto che l’esercito ucraino si ritirasse dalle regioni orientali.
E in questa situazione magmatica, tornano in scena i neonazisti. Ieri un gruppo di paramilitari di Settore Destro, ha occupato una raffineria di petrolio nella regione di Kirovograd, nell’Ucraina centrale, di proprietà di Ruslan Tsiplakov, un deputato fuggito in Russia e considerato «vicino» all’ex presidente Yanukovich.

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