Sociologa da sempre attenta alle dinamiche e alle trasformazioni di quello che Arthur Danto ormai più di cinquant’anni fa ha definito l’art world, un mondo dell’arte dalle regole non scritte eppure inflessibili e talvolta crudeli, Nathalie Heinich non ha mai rinunciato a prendere posizioni decise, talvolta irriverenti, all’interno del contemporaneo dibattito sullo statuto (sullo stato di salute) dell’opera d’arte e, più in generale, sulla continua espansione della nozione di bene culturale. A questo proposito nella Fabrique du patrimoine del 2009 aveva messo a fuoco dalla prospettiva dell’oggetto (de la cathedrale à la petite cuiere era il sottotitolo di quel sulfureo...