Nasce il partito palestinese dell'”Accordo del secolo” Usa
Territori occupati A guidarlo è Ashraf Jaabri, un palestinese di Hebron che mantiene stretti rapporti con i coloni israeliani. Sullo sfondo ci sono gli investimenti per decine di miliardi di dollari che promette l'Amministrazione Trump se i palestinesi rinunceranno allo Stato indipendente
Territori occupati A guidarlo è Ashraf Jaabri, un palestinese di Hebron che mantiene stretti rapporti con i coloni israeliani. Sullo sfondo ci sono gli investimenti per decine di miliardi di dollari che promette l'Amministrazione Trump se i palestinesi rinunceranno allo Stato indipendente
«Cisgiordania: nasce partito pragmatico, al-Fatah è contro». Non è chiaro cosa intenda per «pragmatico» l’agenzia Ansa nel titolo che ha dedicato ieri alla nascita a Hebron, nella Cisgiordania occupata, del “Partito per la riforma e lo sviluppo”, una sedicente nuova forza palestinese che propone una stretta collaborazione con Israele e l’amministrazione Trump. Diciamo che sarebbe più giusto chiamarlo il “Partito dell’Accordo del secolo”, dal nome del piano per il Medio oriente che la Casa Bianca annuncerà più o meno tra un mese nonostante il rifiuto espresso da tutti i palestinesi. Tutti ad eccezione dello sceicco Ashraf Jaabri, leader della neonata formazione politica.
Che Jaabri sia uno sceicco è tutto da dimostrare. Da Hebron giungono secche smentite. Ed è dubbia pure la qualifica di “imprenditore” che gli attribuiscono i media israeliani. Di sicuro è un amico dei coloni israeliani, in particolare di Naom Arnon, ex portavoce dell’ala più radicale del movimento per la colonizzazione della Cisgiordania. Qualche mese fa alla Knesset è intervenuto a una conferenza che vedeva tra partecipanti anche esponenti dell’ultradestra mondiale come Daniel Pipes e Gregg Roman, del Medio Oriente Forum. In quell’occasione Jaabri ha dichiarato che «Non c’è soluzione finché non vivremo tutti sotto la sovranità di Israele, dobbiamo continuare insieme, spalla a spalla…non abbiamo paura delle reazioni negative, la cosa più importante è che noi stiamo fianco a fianco con Israele ». Jaabri ha sorvolato sul fatto che questo sistema «spalla a spalla, fianco a fianco» non prevede pieni diritti ed uguaglianza per i palestinesi che non riceverebbero la cittadinanza israeliana, il diritto di voto alla Knesset e di conseguenza non avrebbero la possibilità di scalare la piramide politica e sociale.
La nascita del “Partito per la riforma e lo sviluppo” è il riflesso diretta della promozione che l’estrema destra israeliana fa della figura di Ashraf Jaabri. E anche delle cifre iperboliche per gli “investimenti di pace” che fanno circolare l’inviato Usa ed ideologo dell’“Accordo del secolo” Jared Kushner – nelle ultime ore ha ribadito che l’intera Gerusalemme sarà capitale di Israele e che i palestinesi non avranno uno Stato – e altre parti interessate ad attirare un certo tipo di palestinesi. Si favoleggia di 60-70 miliardi di dollari per progetti da realizzare in Cisgiordania e Gaza e di altri 10 miliardi che sarebbe pronto ad investire l’erede al trono saudita Mohammed bin Salman per convincere i palestinesi a rinunciare allo Stato. Con questi numeri è scontato che Trump e il premier israeliano Netanyahu trovino uno o più Ashraf Jaabri pronti a sostenere il piano Usa e l’annessione a Israele della Cisgiordania, «spalla a spalla, fianco a fianco».
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