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Napolitano operato, è in terapia intensiva

Napolitano operato, è in terapia intensivaL'ex (bi)presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

L'ex presidente A 97 anni, "re Giorgio" è stato sottoposto a un'intervento, programmato, all'addome. Per il chirurgo sta bene compatibilmente con l'età avanzata. Prognosi riservata

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 22 maggio 2022

Giorgio Napolitano «sta bene», dice il medico che lo ha operato a Roma presso l’azienda ospedaliera San Camillo – Forlanini – Spallanzani, «compatibilmente con la sua età». L’ex presidente della Repubblica compirà 97 anni tra un mese.

L’operazione, all’addome, era programmata: recenti analisi avevano segnalato l’opportunità di intervenire. «L’intervento – ha dato la notizia nel pomeriggio di ieri un comunicato dell’ospedale – condotto con tecnica mini invasiva è riuscito. Attualmente il paziente è ricoverato presso la terapia intensiva dell’Inmi Spallanzani. Il presidente è sveglio con quadro clinico stazionario. La prognosi resta riservata».

A eseguire l’operazione un’equipe medica guidata dal professore Giuseppe Maria Ettorre. Napolitano era stato già operato circa quattro anni fa (nell’aprile del 2018) presso lo stesso ospedale San Camillo, quella volta si trattò di un intervento al cuore con la sostituzione di una valvola e dell’aorta. All’epoca l’anziano ex presidente sorprese i medici per la velocità di recupero e dopo pochi giorni di terapia intensiva fu trasferito al reparto, dove ha potuto poi ricevere, tra le altre la visita, del suo successore al Quirinale, Sergio Mattarella. Dopo circa un mese di ricovero Napolitano fece ritorno nella sua casa di Roma, nel quartiere Monti, dove risiede da quando nel gennaio 2015 ha dato le sue dimissioni, dopo meno di due anni di secondo mandato.

Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica a essere rieletto dal parlamento in seduta comune allargata per un secondo mandato, un evento straordinario che però si è ripetuto immediatamente con il suo successore Mattarella. Eletto per la prima volta nel 2006, fu soprannominato nel 2011 «re Giorgio» dal New York Times per il modo in cui gestì la crisi dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi e la fase che portò alla formazione del governo di Mario Monti. Nel suo secondo mandato Napolitano, dopo aver sferzato i partiti che si trovarono costretti a rieleggerlo in un durissimo discorso in parlamento dopo il giuramento, il presidente non diede l’incarico di formare il governo a Bersani, favorì la nascita del governo di Enrico Letta e poi quella del governo Renzi.

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