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Napolitano corregge il tiro

Napolitano corregge il tiroIl presidente Giorgio Napolitano

Quirinale "Non ho chiuso i giochi nella maggioranza". Ma il senato ha due mesi per correggere il Porcellum

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 26 ottobre 2013

Secondo il presidente della Repubblica ci sono due mesi e mezzo di tempo, non di più. La nuova legge elettorale va approvata, almeno dal senato, entro metà gennaio. Per quella data realisticamente la Corte Costituzionale dovrebbe dire la sua nel caso, ritenuto probabile, il 3 dicembre sarà ammessa la questione di costituzionalità sollevata dalla Cassazione sul Porcellum. Ieri Giorgio Napolitano ha ricevuto due dei quattro gruppi di minoranza, Sel e Fratelli d’Italia; Movimento 5 Stelle e Lega hanno rifiutato l’invito (che pure avevano chiesto). Al termine una nota del Colle è apparsa come una correzione di rotta rispetto al vertice tra maggioranza e governo che il capo dello stato aveva precedentemente ospitato al Quirinale. «I colloqui di venerdì avevano il medesimo carattere puramente informativo, era stata data loro la precedenza per il ruolo che hanno nella discussione in corso».

Nessuna regia del Quirinale, giura Napolitano, ma solo la sollecitazione che «prima dell’udienza della Corte Costituzionale fissata per il 3 dicembre il parlamento affermi il suo proprio ruolo, intervenendo almeno a modificare la legge vigente nelle norme su cui la Consulta ha espresso più di una volta riserva di costituzionalità». Si tratta della ben nota questione della mancanza di una soglia minima cui legare il premio di maggioranza. Su questo Pd, Pdl e Scelta civica hanno trovato un’intesa: il premio alla camera resta lo stesso (340 seggi minimo), arriva anche al senato a livello nazionale (170 seggi, ma con un possibile nuovo problema di costituzionalità), la soglia è al 40% dei voti. Ma nella bozza di intesa presentata venerdì in prima commissione, poche ore dopo il vertice la Quirinale, resta aperta la questione su come procedere nel caso nessuna coalizione, come a febbraio, raggiunga il 40%. Il Pd, sull’onda dell’offensiva di Renzi con il quale Napolitano si è direttamente confrontato a Firenze, spinge per un ballottaggio tra i primi due classificati. Il Pdl, da sempre ostile al doppio turno, vorrebbe un premio più basso per chi arriva almeno al 35%. In ogni caso l’architettura della legge è congegnata in modo da tutelare i primi tre partiti, e anche la Lega per la quale è prevista un’eccezione «territoriale» allo sbarramento. Persino i grillini, che non disdegnano il Porcellum, potrebbero farsi andare questa sorta di Porcellum rivisitato, al limite anche nella versione con il ballottaggio visto che la scissione nel Pdl metterebbe i 5 Stelle nella condizione di poter sfidare direttamente il Pd.

Nessuna forzatura, garantisce ora il Colle, alla capogruppo di Sel Loredana De Petris che gli fa notare come la legge elettorale non possa essere «affare della sola maggioranza». Per i vendoliani uno schema come quello dei relatori in commissione Lo Moro e Bruno è evidentemente cupo: i collegi molto piccoli alzano artificiosamente la soglia di sbarramento, lo stesso fa il mancato recupero nazionale dei resti. Napolitano allora si spiega, e ai grillini dice che è disponibile a incontrarli malgrado gli attacchi «scorretti e ingiuriosi» (Grillo ha curiosamente messo in mano agli avvocati la procedura – parlamentare – di impeachment). Non ci sono, dice il presidente, «giochi già fatti». Ma una conclusione obbligata quella sì, in due-tre mesi al massimo.

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