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Napoli, ricorso respinto. Il 3-0 per la Juventus confermato

Napoli, ricorso respinto. Il 3-0 per la Juventus confermato

Ricorso respinto, Juventus-Napoli va ai supplementari. La Corte d’Appello della federcalcio ha infatti deciso di non accettare le richieste del club campano di annullare la sconfitta a tavolino (3-0) con […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 11 novembre 2020

Ricorso respinto, Juventus-Napoli va ai supplementari. La Corte d’Appello della federcalcio ha infatti deciso di non accettare le richieste del club campano di annullare la sconfitta a tavolino (3-0) con i bianconeri e il punto di penalizzazione inflitti dal Giudice sportivo per l’assenza in campo allo Juventus Stadium il 4 ottobre. L’Asl di Napoli aveva proibito la trasferta alla squadra napoletana, disponendo l’isolamento fiduciario per i calciatori a causa della positività di due atleti.

Il Napoli è pronto a ricorrere prima al Coni e poi, se dovesse essere ancora respinto, fino alla giustizia ordinaria e quindi fino alla sentenza definitiva del Tar. Ma soprattutto la decisione della Corte aggiunge benzina sul fuoco del campionato italiano che vede quattro Asl impedire a Fiorentina, Roma, Lazio e Sassuolo di spedire i calciatori convocati in nazionale per la presenza di contagiati nelle rispettive squadre.

In sostanza, come imposto dall’autorità sanitaria locale al Napoli per la gara non giocata con la Juve. L’esito del ricorso era anche prevedibile finché resterà in piedi quello scellerato protocollo sanitario che non tutela gli atleti e provoca situazioni surreali come quella di Torino. Certo, nelle motivazioni si legge che non esisteva causa di forza maggiore per non giocare quella partita e quindi l’intervento dell’Asl, ovvero un’autorità statale, non è riconosciuto come tale. Secondo la Corte, il Napoli non ha voluto giocare contro la Juve e, a conoscenza del contenuto del protocollo, non aveva motivo di chiedere un parere all’Asl Napoli 1 e Napoli 2 per sapere se fosse il caso di giocare con dei positivi in rosa e quindi ci sarebbe stata la volontà di non partire per il Piemonte, violando, si legge nella motivazione, «il principio di lealtà, probità e sano agonismo».

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