Napoli punto e a capo. Gli anni dei 99 Posse
Libri Arriva una biografia dedicata alla band partenopea. Non solo musica ma un racconto - scritto da Rosario dello Iacovo - della città e le sue trasformazioni sociali e politiche dai '90 ad oggi
Libri Arriva una biografia dedicata alla band partenopea. Non solo musica ma un racconto - scritto da Rosario dello Iacovo - della città e le sue trasformazioni sociali e politiche dai '90 ad oggi
«La Napoli degli anni ’80 è travolta dal trionfo del mainstream pop, dall’arretramento politico. Eppure in ogni zona della città proliferano gruppi legati dall’appartenenza settaria al proprio genere di elezione. Al Vomero ci sono i paninari ma anche i dark, ad esempio, e non c’è nessun contatto possibile. Io frequentavo la scena trash meral e con quelli dell’heavy metal non ci parlavo proprio. Poi è arrivata la stagione delle occupazioni anni ’90 e abbiamo vissuto un rimescolamento dei generi, delle classi e delle pratiche politiche. Universitari in giacca e cravatta accanto ai ragazzi delle periferie in una pachanga generale». Rosario dello Iacovo è un pezzo del collettivo 99Posse, l’uomo dei concerti, il gestore della pagina facebook, quello con cui hanno condiviso le scelte e le rotture lungo due decenni, il depositario di un percorso raccontato nel libro Curre curre guagliò. Storie dei 99 Posse (Baldini&Castoldi, 16euro), prima bio ufficiale della band.
I ragazzi vivono le piazze e i primi centri occupati. Rosario è un fiero avversario di Luca Zulù Persico: entrambi conducono un programma su Radio Città Futura, ospitata a Napoli nella sede di Democrazia proletaria. Nel pomeriggio Zulù con la trasmissione del coordinamento dei collettivi studenteschi Ciubango, di notte Rosario con il trash, punk di This Fuckin’ Noize. Il primo contatto avviene sulla parete della redazione: insulti e provocazioni in un esclalation che conduce all’ordine del giorno «Ritinteggiare la stanza».
Marco Messina è un ragazzo dei Colli Aminei, tra le mani gli girano i dischi dei Bauhaus, Joy Division. Il battesimo del fuoco al Diamond Dogs: un locale sotterraneo ricavato nelle grotte a Santa Teresa dove farà il dj per la prima volta. Sacha Ricci vive nel mondo hippy sopravvissuto al riflusso politico e all’elettronica, frequenta piazza Sannazaro e gira l’Italia sacco a pelo in spalla per concerti. Il suo genere di elezione è l’improvvisazione jazz al piano. Massimo Jovine viene scelto dal basso: accompagna il fratello maggiore in sala, il basso è l’unico strumento a disposizione, la scena è quella punk, Massimo abbraccia entrambi.
I sommovimenti sociali di una Napoli che cambia e le fughe all’estero, storie di due decenni dove le biografie personali si mixano nella band: «Il sound dei 99 è frutto del loro bagaglio così differente, la capacità di rigenerarsi deriva dal fatto che ognuno di noi ha vissuto una forte appartenenza che abbiamo conservato negli anni. Alcune cose, come il raggamuffin, l’hanno imparato insieme. Se il punk ha insegnato che bastano tre note per suonare, con la stagione delle Posse bastava un B side per cantarci sopra». I primi posti in classifica ospiti di Mtv, 160mila copie vendute del cd Corto circuito, è il successo e subito dopo la rottura. Sono gli anni con Meg, che Meg non ha voluto raccontare lasciando la parola a Marco Messina. «All’improvviso eravamo dei privilegiati – spiega Rosario -. Luca si sentiva come Sgarbi, uno che viene invitato in tv per fare scandalo. Poi però la gente resta in galera e l’italiano medio davanti al televisore».
Progetti personali, viaggi e poi l’idea della reunion: live a piazza del Gesù in sostegno di Egidio Giordano, attivista napoletano di Insurgencia e dei comitati antidiscarica, arrestato per il G8 dell’università a Torino. “Ho pensato di scrivere la bio dei 99 perché noi napoletani siamo come i rom, pratichiamo la trasmissione orale della storia. Anni fa ho ricostruito la storia dei movimenti partenopei per il supplemento napoletano de il manifesto e non c’erano scritti a cui attingere, solo racconti».
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