Visioni

Napoli del ’600 che illumina il presente

Napoli del ’600 che illumina il presente

Note sparse Ricerca sonora (e culturale) che si fa materia viva e passa attraverso la voce e i corpi nel nuovo lavoro di Maria Pia De Vito, «Moresche e altre invenzioni»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 marzo 2018

Ricerca sonora (e culturale) che si fa materia viva e passa attraverso la voce e i corpi, diventando progetto collettivo; la Napoli del XVI secolo che illumina un presente dove l’accoglienza dello «straniero» viene cancellata da molte agende politiche; l’incontro in musica tra Europa ed Africa che nelle moresche di Orlando di Lasso anticipa di quattro secoli il ragtime ed il jazz. Ecco alcuni dei temi portanti dell’ultimo album/progetto di Maria Pia De Vito con il Burnoguala Large Vocal Ensemble. L’artista campana ha ripreso il corpus delle canzoni moresche di Orlando di Lasso (scritte intorno ai vent’anni, dopo un soggiorno partenopeo) arrangiandole per 22 voci maschili e femminili, sezione ritmica con percussioni (A.Vacca), più gli interventi qualificanti di Ousmane Coulibaly (canto, kora, balafon) e altri ospiti. Le melodie polifoniche del ‘500 testimoniano a livello sonoro e linguistico la presenza di schiavi/e e liberti/e neri a Napoli e la loro integrazione nella città; agli originali si collegano delle invenzioni che connettono quel passato al presente, in un caleidoscopio vivo e coinvolgente (grazie alla lezione di R.De Simone).

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