Cultura

Myrlande Constant, una cantastorie di spiriti vudù in paillettes

Myrlande Constant, una cantastorie di spiriti vudù in paillettesMyrlande Constant, Erzulie Dantor, 2022

Mostre La personale dell'artista haitiana allo Shed di New York, prima di raggiungere il Fowler Museum/Ucla di Los Angeles (dal 26 marzo). Le sue opere, intessute con le perline, erano anche alla Biennale di Venezia 2022, nell'esposizione curata da Cecilia alemani

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 febbraio 2023

Con il turbante rosa e uno specchio in mano Erzulie Dantor (conosciuta anche come Ezili Dantor o Erzulie Dantó) è una delle più importanti divinità-spirito («lwa» o «loa») del pantheon sincretico vudù. Protettrice delle donne e dei bambini, delle madri single è associata anche all’immagine della Madonna con Bambino (nelle sue varianti al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico) e talvolta a Santa Barbara africana: una grande Madre vanitosa non meno che golosa che siede in trono davanti alla tavola imbandita con tante prelibatezze. A lei, solitamente, vengono offerti profumi come la Florida Water (versione americana dell’Eau de Cologne), frutta e tanti dolci speziati della tradizione haitiana, tra cui i popolari Blan manje, Dous Makos e Cuisse Dame.

COSÌ LA RAPPRESENTA nella sua personale interpretazione anche Myrlande Constant (Port-au-Prince, Haiti 1968) in Erzulie Freda. Un’opera che fa parte della serie realizzata nel corso del 2022 per la mostra Drapo, prima personale dell’artista haitiana alla galleria Fort Gansevoort di New York (fino all’11 marzo) che anticipa l’antologica Myrlande Constant: The Work of Radiance, curata da Katherine Smith al Fowler Museum/Ucla di Los Angeles (26 marzo-16 luglio). L’artista che «dipinge con le perline», come si definisce la stessa Constant, recentemente invitata da Cecilia Alemani a esporre il suo lavoro alla 59/a Biennale di Venezia, è la più grande interprete contemporanea della tradizione creativa del suo paese legata alla produzione di bandiere («drapo») della religione vudù, solitamente appannaggio maschile.

Myrlande Constant, Reincarnation Des Morts, 2022

L’ABILITÀ TECNICA, insieme agli elementi simbolici e formali tradizionali, si coniuga con una sua personale dose d’ironia che accompagna la narrazione delle storie contenute nelle singole opere, essa stessa protagonista. Ma l’artista-cantastorie si discosta dalla rappresentazione tradizionale, molto più schematica e rigorosa, anche per l’elaborazione di opere complesse e sofisticate come Apres Gran Met La Fey Nan Bwa Se Tretmant Yo Viy, Zouzen Zaka Minis Agrikilti e Reincarnation Des Morts, in cui le vicende del microcomo di spiriti (Damballa Wedo, Azaka Mede, Ayida Wedo e tanti altri) si espandono arrivando a occupare interamente tele di grande formato, con evidenti riferimenti anche al ritmo musicale e alla dinamicità del movimento.
Perline di vetro, paillettes e nappe colorate sono gli elementi che l’artista utilizza dagli anni Novanta, ma con cui ha avuto familiarità fin da giovanissima lavorando come ricamatrice, insieme a sua madre, in una fabbrica di abiti da sposa. Il tempo stesso con il movimento dell’ago stretto tra le dita della mano, mentre trapassa la superficie della stoffa, entra nell’opera. Seguendo un processo in cui la tela viene tenuta ben tesa, il ricamo è sempre realizzato procedendo al rovescio e seguendo uno schizzo.

AL DRAMMA della schiavitù e al legame con un’Africa lontana che è rimasta profondamente nel cuore e nelle radici culturali delle genti di Haiti, Cuba, Trinidad rimanda anche l’immaginario di Myrlande Constant, così pervaso da un profondo senso di appartenenza, vitale e anche gioioso portavoce di una precisa volontà di trovare nell’arte un segnale di emancipazione e libertà.

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