Muore Fernando Aiuti, medico e politico della lotta all’Aids
Scomparse L’immunologo, 83 anni, era ricoverato al Gemelli di Roma. Si ipotizza il suicidio. Contro i pregiudizi nel 1991 il famoso bacio in bocca a una donne colpita dal virus dell’Aiv
Scomparse L’immunologo, 83 anni, era ricoverato al Gemelli di Roma. Si ipotizza il suicidio. Contro i pregiudizi nel 1991 il famoso bacio in bocca a una donne colpita dal virus dell’Aiv
L’immunologo Fernando Aiuti è morto ieri a 83 anni al Policlinico Gemelli di Roma dopo una caduta sulle scale del reparto di degenza in cui era ricoverato. Aiuti soffriva da tempo di un grave scompenso cardiaco, che lo aveva costretto a cure «anche invasive», come ha scritto l’ospedale nel dare la notizia. Le circostanze della caduta del medico non sono ancora chiare. Si sospetta il suicidio. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di inchiesta per accertarle.
Nato a Urbino nel 1935 ma romano di adozione, era stato uno dei pionieri della lotta all’Aids sin dagli anni ‘80. L’allora professore di Medicina dell’Università La Sapienza fu uno dei primi in Italia a raccogliere l’allarme sull’epidemia. Aiuti, infatti, studiava le patologie del sistema immunitario ancor prima della scoperta dell’Aids. Tra le oltre seicento pubblicazioni scientifiche firmate, spiccano tuttora quelle dedicate ai linfociti, le cellule che nel nostro organismo combattono le malattie, risalenti agli anni ’70. Nei decenni successivi, Aiuti studiò anche i meccanismi alla base delle allergie e dei tumori legati alle immunodeficienze e le terapie contro i virus delle epatiti A e B.
Ma il suo nome divenne indissolubile dalla lotta contro l’Aids, sia sul piano medico che su quello mediatico. Aiuti, infatti, combatté strenuamente contro i pregiudizi e le false credenze su una malattia che, soprattutto negli anni ‘80 era avvolta da un alone di condanna morale nei confronti dei pazienti. Il virus sembrava colpire solo tossicodipendenti e omosessuali in modo subdolo e invisibile – poi si scoprì che anche le categorie a rischio erano meno nettamente delimitate.
Oggi può sembrare inverosimile, ma all’epoca sui quotidiani si discuteva di galera e cure coatte a cui sottoporre le persone sieropositive. Inoltre, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa si opponeva all’uso del profilattico, che in assenza di vere terapie era l’unico strumento per contenere l’epidemia. Aiuti si impegnò in prima persona contro questi pregiudizi. Fu un fautore delle campagne a favore dell’uso degli anti-concezionali e vedeva la longa manus del Vaticano dietro lo scarso impegno del ministero della Sanità in questo senso. Il suo capolavoro comunicativo fu però un bacio.
Correva l’anno 1991 e Aiuti stava partecipando ad un congresso medico a Cagliari. Poco prima, il quotidiano Il Mattino aveva scritto che basta un bacio per veicolare il virus (una delle tante false credenze in circolazione all’epoca). Per dimostrare che l’Aids non si trasmette così, l’immunologo baciò sulla bocca Rosaria Iardino, venticinquenne sieropositiva che si batteva per i diritti dei pazienti. «Quel bacio è stato la più efficace campagna di comunicazione sull’Hiv in Italia» ha ricordato recentemente Iardino in un’intervista al Corriere. «Per alcuni di noi sarai eterno» ha twittato ieri per salutare Aiuti. Oggi vive a Milano con la sua famiglia e presiede l’associazione «The Bridge», con cui promuove interventi di prevenzione sanitaria e sociale.
Aiuti la sua «Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIids» (Anlaids) l’aveva fondata addirittura nel 1985 con altri ricercatori e attivisti, quando l’origine virale dell’Aids era appena stata scoperta. Da presidente onorario, ne aveva seguito le attività fino a tempi molto recenti.
La sua presenza mediatica gli attirò anche critiche: della malattia, scrisse ad esempio Beniamino Placido su Repubblica, «il professor Aiuti non può occuparsene molto: visto che deve stare sempre in televisione». Eppure, l’onestà intellettuale del medico era fuori discussione. Le prese di posizione garantiste contro l’esclusione sociale di sieropositivi non provenivano da un’appartenenza politica di sinistra, ma dalla libertà garantita dal metodo scientifico.
Al contrario, l’impegno politico di Aiuti si è sempre rivolto a destra. Sul tema delle droghe si dichiarava esplicitamente «proibizionista» e, oltre al preservativo, consigliava castità prematrimoniale e fedeltà coniugale. Nel 2008 fu eletto come capolista del Popolo delle Libertà al consiglio comunale di Roma, nelle elezioni che portarono al Campidoglio Gianni Alemanno. Ritentò nel 2013, ma non riuscì a farsi eleggere.
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