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Mps, ricapitalizzazione sotto dettatura della Bce

Mps, ricapitalizzazione sotto dettatura della BceRocca Salimbeni

Crisi di credito La posizione di liquidità del Monte dei Paschi ha avuto un rapido deterioramento tra il 30 novembre e il 21 dicembre scorso. Di qui la prudenza rafforzata dalla Banca centrale europea dopo l'ok all'intervento statale, perché la banca resta comunque solvente.

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 28 dicembre 2016

La situazione patrimoniale del Monte dei Paschi permette la “ricapitalizzazione precauzionale” da parte del Tesoro, ma è stata ritenuta così grave dalla Banca centrale europea da richiedere una prudenza rafforzata. Questa la chiave di lettura delle due lettere inviate da Francoforte al Mef, a da lì a Siena, con le quali è stato sostanzialmente approvato l’intervento statale, ma con una necessità di capitale salita da 5 a 8,8 miliardi.

La notizia, anticipata dal Sole 24 Ore e confermata da Rocca Salimbeni, non ha un impatto sul processo avviato prima di Natale dalle autorità italiane con il decreto salvabanche, dopo il fallimento della soluzione di mercato. La Commissione Ue ha infatti confermato che devono essere rispettate le condizioni fissate dalla direttiva Brrd in caso di ricapitalizzazione precauzionale – il “burden sharing” – ma non si è spinta oltre. Confermando anche il suo via libera all’attivazione della protezione dei clienti di sportello convinti ad acquistare rischiose sub-obbligazioni, e quindi vittime di “misselling”, cioè di vendita fraudolenta. A pagare saranno solo gli investitori istituzionali.

Dunque le critiche arrivate dalla Germania sull’operazione lasciano il tempo che trovano. Salvo riverberarsi sull’andamento azionario del comparto bancario italiano: in una giornata post-festiva ben poco mossa a Piazza Affari, ieri a soffrire particolarmente tra i bancari sono stati Bpm (-3,95%) e Banco Popolare (-3,7%), i due istituti di credito prossimi alla fusione. Con una penalizzazione spinta anche, nel caso di Bpm, dalla revisione al ribasso del rating fatta nei giorni scorsi dall’agenzia Fitch. E con la stessa Bpm che ha espresso “totale dissenso sulle opinioni espresse dall’agenzia di rating”.

Anche il titolo Mps era stato ammesso ieri alle contrattazioni. Ma dopo aver lasciato subito sul terreno più del 7%, la Consob ha sospeso a tempo indeterminato la quotazione. Difficile stabilire per quanto tempo: sul punto gli analisti di Equita osservano: “La complessità delle operazioni e del processo (nuovo piano industriale, ok della Bce ecc…) implicano che bond e azioni rimarranno sospesi dalle quotazioni per alcune settimane”.

Sempre Equita segnala che, considerando l’aumento di capitale da 8.8 miliardi, “le nuove azioni saranno emesse ad un prezzo di 17,4 euro, e il numero di azioni della banca salirà da 29 milioni a 527 milioni”. Quanto alla decisione della Bce, probabilmente l’obiettivo è quello di “arrivare ad un livello target di total capital ratio senza i subordinati e per assorbire il venir meno del contributo di Atlante. Il Cet1 dovrebbe attestarsi al 13-14%, ma resta da chiarire cosa succede alle coperture ed ai crediti forborne”. Significa che il piano di ristrutturazione che Rocca Salimbeni ora deve rifare, sotto controllo delle autorità italiane ed europee, non avrà margini di manovra e dovrà riaffrontare anche il nodo (scorsoio) delle sofferenze.

Dal Mef (ministero dell’economia e delle finanze) ieri è stato reso ufficiosamente noto che il perimetro del fondo per le crisi istituito con il decreto salvabanche della vigilia di Natale – 20 miliardi pubblici – e stato disegnato “in modo ampiamente sufficiente a far fronte a tutte le esigenze di intervento che dovessero emergere dalle situazioni attualmente sotto osservazione da parte delle istituzioni”. Il fondo da 20 miliardi potrà essere sfruttato per ricapitalizzazioni precauzionali, come appunto quella richiesta da Mps, o per la garanzia dello Stato sulle nuove emissioni per far fronte a carenze di liquidità.

L’intervento è stato comunque tardivo, almeno a giudicare dal fatto che la posizione di liquidità del Monte dei Paschi ha avuto un rapido deterioramento tra il 30 novembre e il 21 dicembre scorso, come evidenziato dal calo significativo della “counterbalancing capacity” (da 14,6 miliardi a 8,1 miliardi) e della liquidità netta a un mese (da 12,1 miliardi, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi, pari al 4,78% del totale delle attività). Per fortuna la banca era ed è ancora solvente, caso ben diverso dai fallimenti di Banca Etruria, Banca Marche & c.. Ma quanto tempo perso da un governo Renzi in piena, disastrosa corsa referendaria.

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