Il rifiuto dell’economia di guerra sta accomunando le proteste contro la realizzazione a Pisa di una nuova base militare per i reparti speciali dei Carabinieri, e a Firenze di un comando della Nato alla caserma Predieri di Rovezzano. Dopo l’assemblea pubblica di inizio settimana del comitato “No comando Nato né a Firenze né altrove”, ieri sera c’è stata una prima manifestazione per contestare l’ampliamento della caserma, con l’insediamento del quartier generale dell’Area Sud dell’alleanza atlantica nel borgo alla periferia est della città.

Il corteo ha sfilato per le vie di Rovezzano, illuminando il percorso con le rificolone della tradizionale festa cittadina di inizio settembre, ed ha chiuso il suo cammino al parco Pazzagli: “E’ la prima iniziativa pubblica dopo i volantinaggi dello scorso agosto – hanno sottolineato i manifestanti – unendo la nostra tradizione, contadina e popolare, con la necessità di dare spazio nei quartieri e tra le persone all’esigenza di una vita demilitarizzata, fuori dalle logiche di guerra che stanno sempre più inquinando la nostra quotidianità”.

Anche a Pisa c’è fermento, dopo la riunione del tavolo interistituzionale sulla base militare dell’Arma che ha dato il via libera a un progetto diverso da quello iniziale. Un piano non più concentrato nel borgo di Coltano e tutto interno al parco di San Rossore, ma con uno “spacchettamento” degli interventi sia dentro che fuori dall’area protetta, dall’utilizzo dell’area del Cisam di San Piero a Grado, fino addirittura a Pontedera per alcune aree operative del Primo reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e del Gis (Gruppo intervento speciale) antiterrorismo dell’Arma.

“Il verbale della riunione di Roma fa capire che tutto è già stato deciso o quasi”, osserva il consigliere comunale Ciccio Auletta, capogruppo di Diritti in comune (Unione popolare e Una città in comune). “L’intesa sottoscritta da Regione Toscana, Comune e Provincia di Pisa e Parco di San Rossore fa emergere inoltre che il grande annuncio sul recupero degli edifici dismessi a Coltano si scontra con una realtà diversa: quelle strutture destinate a presunti `fini museali ed educativi´, non saranno gestite da soggetti civili ma dalla stessa Arma dei carabinieri. Mentre la cosiddetta ‘rigenerazione del Cisam’ nasconde il fatto che siamo di fronte ad una ulteriore occupazione militare del Parco, in una area che va invece rinaturalizzata”.

Anche il movimento “No base nè a Coltano nè altrove”, sulla base degli atti sottoscritti dgli enti locali e dallo stesso presidente dell’area protetta Lorenzo Bani, considera l’intesa come l’ennesimo passo avanti verso una economia di guerra. Per questo è stata organizzata giovedì prossimo (ore 17.30) un’assemblea pubblica a San Michele degli Scalzi, e fin d’ora si raccolgono le adesioni per la manifestazione “Fermare l’escalation” del 21 ottobre.

In ultimo, sia dalla sinistra di alternativa pisana che dal M5s regionale si rileva che i finanziamenti per la base, in origine 190 milioni di euro, non sono più disponibili: “Nel verbale si dice esplicitamente che devono ancora essere quantificate le spese – chiude Auletta – e individuato il canale dal quale reperire le risorse necessarie”. “Mentre Meloni taglia i fondi per affrontare la morosità incolpevole – aggiunge la pentastellata Irena Galletti – alcuni amministratori toscani si gettano in un progetto che ad oggi ci chiediamo se abbia una base finanziaria di partenza. Ci interessa sapere da dove arriveranno i soldi, visto che quelli del precedente progetto sono ormai persi e bisognerà trovarne di nuovi”.