Internazionale

Mosca fa fuoco sulle truppe turche, Erdogan pronto all’offensiva

Mosca fa fuoco sulle truppe turche, Erdogan pronto all’offensiva

Siria Russia e Turchia mai così distanti e non c'è ancora una data per il faccia a faccia tra Putin ed Erdogan su Idlib e il futuro della Siria.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 21 febbraio 2020

Il vertice trilaterale Russia-Turchia-Iran si terrà a Tehran il mese prossimo. Ma non c’è ancora una data. Così come non è stato ancora deciso il faccia a faccia tra il presidente russo Putin e il leader turco Erdogan, a conferma che in queste ore delicate per Idlib e la Siria, l’alleanza strategica tra Ankara e Mosca è solo un ricordo. I rapporti tra i due paesi ieri hanno toccato il punto più basso quando bombardieri russi Su-24, decollati per dare copertura all’esercito di Damasco, hanno centrato le forze turche dispiegate all’interno del territorio siriano. E non si è trattato di un errore, ha spiegato Mosca pronta ad informare Ankara dell’accaduto. Il raid che ha distrutto un carro armato, sei veicoli da combattimento di fanteria e cinque pick-up con cannoni di grosso calibro, è stato deciso per fermare un attacco delle formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia contro le postazioni siriane. Due soldati turchi sono rimasti uccisi e altri cinque feriti.

Ankara con ogni probabilità sapeva sin dall’inizio che a prendere di mira le sue truppe erano stati jet russi ma ha preferito puntare il dito contro Damasco per non esacerbare lo scontro con il Cremlino. Perciò ha risposto uccidendo militari siriani (una cinquantina secondo i media turchi). Mosca comunque ha voluto mettere le cose in chiaro: se Erdogan intende davvero, come minaccia da giorni, lanciare un’offensiva di ampie proporzioni contro la Siria, allora dovrà fare i conti anche con la Russia. Putin si spingerà al limite estremo pur di sostenere il suo alleato Bashar Assad? No. Mosca non vuole un conflitto con i turchi, con i quali ritiene fondamentale la collaborazione in Medio oriente. Allo stesso tempo la sua posizione è netta: intese sulla sicurezza lungo la frontiera tra Turchia e Siria sono possibili ma Damasco è sovrana, ha il diritto di recuperare il controllo del suo territorio e di liberarsi della minaccia dei jihadisti armati.

Ieri, nel pieno della tensione causata dal bombardamento aereo, la Russia è tornata a chiedere alla Turchia di smettere di appoggiare i terroristi in Siria e di consegnare loro carichi di armi. Il Centro russo per la riconciliazione ha denunciato che formazioni armate hanno violato le difese dell’esercito siriano a Kminas e Nayrab con la copertura del fuoco dell’artiglieria turca. La Russia denuncia anche un attacco con razzi terra-terra sparati da miliziani filo-turchi contro la base di Hmeimim, sulla costa mediterranea, che dal 2016 ospita il quartiere generale russo in Siria. Da parte sua Ankara alterna toni morbidi a proclami di guerra. «Non siamo ancora al punto a cui vorremmo essere» nei colloqui con la Russia sul nordovest della Siria, «al momento ci sono divergenze», ha commentato il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, aggiungendo che una nuova operazione militare turca in Siria è solo «questione di tempo». Il ministero della difesa turco ha però negato quanto riferito dall’agenzia Bloomberg su una presunta richiesta di Ankara agli Stati Uniti per il dispiegamento di due batterie del sistema di difesa missilistica Patriot lungo il confine con la Siria come deterrente da attacchi nella zona di Idlib da parte dell’esercito siriano con l’aiuto dalle forze aeree russe. L’agenzia Tass ieri sera riferiva di contatti intensi e continui tra Russia e Turchia per evitare il peggio e scongiurare l’offensiva di Ankara.

Si aggrava di ora in ora la condizione di centinaia di migliaia di sfollati da Idlib, tra i quali molti bambini, costretti a fuggire dalle città e dai villaggi investiti da combattimenti e bombardamenti aerei (russi e siriani). Ammassati in campi improvvisati, da alcuni giorni devono fare i conti con le temperature rigide dell’inverno siriano. Fonti locali ieri riferivano di tre morti tra i civili causati da raid aerei. Il fronte della guerra nelle ultime ore è giunto alle porte di Nayrab che appare divisa in due parti: una in mano alle forze governative e una sotto controllo dei jihadisti. Si combatte anche a sud-ovest di Aleppo, nei distretti di Atareb e Daret Izza ancora in mano a gruppi di miliziani filo-turchi. Tornano gli attentati a Damasco. Un ordigno è esploso a piazza Merge, nel centro cittadino, ferendo alcune persone. La capitale siriana nei giorni scorsi era stata colpita da tre attentati dinamitardi in diverse zone, con due morti e cinque feriti. Due operatori di Oxfam sono stati uccisi nella Siria meridionale in un attacco al veicolo su cui viaggiavano, da parte di un gruppo armato Nawa e Al-Yadudah. L’anno scorso Oxfam in Siria ha soccorso oltre 1,2 milioni di persone garantendo loro l’accesso all’acqua potabile e altri beni essenziali.

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